“Viva la pace”. Il messaggio di Marco Vizzardelli, il loggionista antifascista, per la prima della Scala

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“Viva la pace, non c’è altro. Lo spettacolo di domani è viva la pace”. È questo il messaggio che Marco Vizzardelli, il loggionista che alla prima della Scala dello scorso anno gridò “Viva l’Italia antifascista”, vuole urlare dalla metaforica poltrona del teatro meneghino alla vigilia della rappresentazione de “La Forza del destino” di Giuseppe Verdi. Un gesto che “è stato preso benissimo anche dalla Scala stessa” aggiunge. Vizzardelli domani sarà presente alla prima, stavolta non nel Loggione, insieme al presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Benissimo, potrà vedersi l’opera” risponde il loggionista. “Confermo dice all’Adnkronos che ero e sono ancora oggi antifascista” e che non vorrà ripetersi nel lanciare lo stesso messaggio due volte, perché “se lo facessi sarei un pagliaccio”.

Marco Vizzardelli è un appassionato ed esperto di opera e “La forza del destino” è una delle opere più strane di Giuseppe Verdi, ci tiene a sottolineare. Non è nè un’opera immediata, nè una trascinante, ma “molto più complessa, l’unico paragone che posso fare con un’altra opera verdiana è con i Vespri Siciliani”. Il paragone è con Guerra e Pace o con una ipotetica rappresentazione musicale di Via col vento: “È come aprire un grande romanzo storico e perdersi tra le sue pagine”.

“Ho avuto la fortuna di vedere l’opera durante le prove generali e Leo Muscato (regista) e Riccardo Chailly (direttore d’orchestra) hanno fatto un lavoro che definirei attuale e poetico. Muscato ha colto, in maniera non manichea, il tema della pace e lo ha ritratto in maniera stupenda”. Di Chailly “credo sia la sua massima direzione di Verdi. Calibrata, studiata, ma con un cuore enorme dietro”. E sul finale “è da pelle d’oca, mi sono commosso”.