
Scontro aperto sulla Rai alla vigilia dell’entrata in vigore dell’European Media Freedom Act, la normativa europea che tutela l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione. I parlamentari del centrosinistra, insieme alle associazioni che si battono per il rispetto della libertà di stampa, accusano il governo di voler occupare la tv pubblica e sottolineano che così facendo porterà l’Italia sotto procedura di infrazione europea, scaricando sui cittadini una sorta di “Telemeloni Tax”. “Solo bugie”, assicura il centrodestra unito, sostenendo che, alla luce di verifiche dirette svolte a Bruxelles, la procedura non ci sarà, perché “non ci sono i presupposti”.
Al centro della disputa la proposta di riforma messa a punto dal centrodestra in commissione Lavori Pubblici al Senato, destinata secondo il disegno della maggioranza a proseguire il suo iter a Palazzo Madama già alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva con l’obiettivo di essere approvata entro fine anno. Il testo contiene lo svincolo dal governo della nomina del cda della Rai con l’elezione di sei membri, oltre al rappresentante dei dipendenti, da parte del Parlamento. Il voto potrà avvenire con la maggioranza assoluta dal terzo scrutinio in poi, anche per la ratifica del presidente. Tra gli altri punti un taglio massimo al canone, in casi eccezionali, non superiore al 5% rispetto all’importo dell’anno precedente.
I contenuti sono fortemente contestati dall’opposizione, secondo cui la riforma “accentra il potere in capo al governo, generando instabilità finanziaria che si traduce in una vera e propria TeleMeloni Tax imposta ai cittadini che dovranno pagare i costi dell’infrazione comunitaria”. “È un fatto gravissimo che allontana il nostro Paese dai principi democratici europei”, avvertono i rappresentati di tutti i partiti del centrosinistra, insieme ad associazioni come Articolo 21, MoveOn e NoBavaglio. La minoranza ha aperto un tavolo con la società civile che porterà alla presentazione di proposte di modifiche del testo della maggioranza. Tra i principi cardine: “nomine dei membri del cda trasparenti e meritocratiche tramite procedura pubblica; mandati individuali sfalsati per evitare lottizzazioni e rendere il cda un organo continuo; finanziamento certo e pluriennale non modificabile dal governo e dalla maggioranza; la trasformazione della Rai in una vera Digital Media Company di servizio pubblico”.
“Non ci sarà alcuna procedura d’infrazione per violazione del Media Freedom Act replica la maggioranza . Ci risulta così sulla base di verifiche dirette fatte presso l’Ue e che confermano che non ci sarà alcuna procedura verso l’Italia. Peraltro, non ce ne sarebbero stati i presupposti. Non è mai esistita e non esiste una TeleMeloni in Rai, anzi l’azienda non ha mai conosciuto una stagione di pluralismo come adesso”.
Secondo il centrodestra la proposta, attraverso le nomine parlamentari, “avvicina la Rai agli italiani rispetto a quello che vorrebbero le opposizioni sempre alla ricerca di sistema di governance che privilegino candidati scelti da fondazioni o associazioni”. Anche Roberto Natale, consigliere di amministrazione Rai espresso dalla minoranza, chiede che venga approvata “subito una legge che rispetti l’Emfa per garantire indipendenza finanziaria ed editoriale”. “Da domani l’Italia è formalmente fuori dalle norme europee sottolinea Vittorio di Trapani, presidente Fnsi . Del resto lo denunciamo da tempo: l’Italia ha deciso di allontanarsi da Bruxelles per mettersi nell’orbita dell’Ungheria di Viktor Orban”.
ANSA