
“Sto cogliendo
all’interno della magistratura, può darsi che sbagli, segnali di
grandissimo disagio, segnali di grande criticità, e tendenze” a
“interpretare in maniera sempre più burocratica, impiegatizia il
proprio ruolo”. Lo ha affermato Margherita Cassano, primo
presidente della Corte di Cassazione, intervenendo alla
cerimonia di intitolazione a Valerio Onida dell’aula
multimediale della Scuola Superiore della Magistratura di Villa
Castelpulci a Scandicci (Firenze). “Sta passando anche l’idea
ha proseguito ha Margherita Cassano che in un ideale
bilanciamento tra le proprie aspettative individuali di vita
come magistrato, e le aspettative della collettività, di coloro
che ci chiedono giustizia, le prime debbano prevalere sulle
seconde. Io penso esattamente l’opposto. Penso che la Scuola
dovrebbe forse, su questi temi, dedicare un autonomo spazio di
approfondimento. Quale deve essere la deontologia del
magistrato, il senso più profondo del nostro Ius dicere?”.
Cassano si è detta convinta che “di fronte alle attese di un
corpo sociale, di fronte ai drammi umani che ci sfidano
quotidianamente davanti, non si possa mettere sempre al primo
posto la propria stanchezza. Se c’è una forte motivazione
ideale, questa forte motivazione ideale che voi avete dimostrato
come componenti della Scuola permette di dimenticare questa
sorta di stanchezza intellettuale e fisica, perché c’è la
proiezione verso l’altro nella valorizzazione della sua dignità,
della sua centralità nella vita di uno Stato democratico”.
“Un numero crescente di giovani studenti che hanno già
superato il concorso in magistratura, che è particolarmente
impegnativo, al termine del tirocinio lasciano per transitare ad
altre professioni”, ha anche evidenziato Margherita Cassano. “E’
un dato oggettivo, i numeri parlano da sé ha osservato , le
cause possono essere molteplici, possono essere lette in maniera
diversa, però è un campanello di allarme su cui noi tutti quanti
come comunità ci dobbiamo interrogare perché è il segno di una
crisi che, se non affrontata tempestivamente, rischia di portare
ad una deriva burocratica della magistratura che sarebbe proprio
la negazione dell’insegnamento del professor Onida, e questa
deriva burocratica non può essere accettata”.
ANSA