Alta tensione nel Pd. Gentiloni lancia un messaggio: ‘Ancora manca l’alternativa’

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È alta tensione nel Pd, alla vigilia della direzione del partito di martedì. “Le opposizioni hanno da fare moltissimi passi in avanti per guadagnare la credibilità per poter essere un’alternativa”, afferma, durante un evento del Post, l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che, in merito alla possibilità che la segretaria Elly Schlein possa diventare la futura premier, risponde quanto meno con freddezza: al momento i partiti del centrosinistra non sono pronti per vincere le elezioni.

Dichiarazioni forti, che presto rimbombano negli ambienti dem, interpretate da alcuni come una stoccata diretta alla leader dem. “Se non hai una credibilità per poter essere un’alternativa, il rischio è che nonostante tutte le sue divisioni, nonostante i suoi errori, nonostante le sue debolezze, l’attuale governo duri a lungo argomenta Gentiloni . E non posso pensare a cosa succederebbe in questo paese se questo governo durasse per dieci anni”. Un avvertimento a tutto al centrosinistra, ed in particolare alla comunità democratica, che interpreta una precisa corrente di pensiero nel partito. Gli scossoni nell’area riformista che ora, con Energia Popolare, fa capo a Stefano Bonaccini, sono un sintomo di un malessere strisciante tra i moderati del Pd. In mattinata la corrente si riunisce su zoom: già alla vigilia dell’incontro era emerso che ci sarebbero state delle diserzioni in polemica con Bonaccini (ritenuto troppo allineato alla segretaria) e alla fine, in effetti, mancano all’appello nomi importanti dell’universo riformista, alcuni vicini proprio a Gentiloni: Filippo Sensi, Marianna Madia, Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Graziano Delrio, Pina Picierno. “Le assenze ci sono. Sono persone che non ci credono più”, sottolinea Simona Malpezzi in uno degli interventi più critici. Mentre la senatrice Sandra Zampa, storica portavoce di Prodi, annuncia il suo addio ai bonacciniani in diretta. Tra i rumor, per ora non confermati, c’è la possibilità che i ‘ribelli’ diano vita ad una loro corrente più “alternativa” e di pungolo a Schlein. Sembra più lontana, invece, l’ipotesi di un’uscita dal Pd per abbracciare la futura ‘casa riformista’.

“Oggi si è consumata una cesura con la leadership di Bonaccini dice a microfoni spenti uno dei ‘disertori’ . Se l’esito della riunione è aspettare le regionali e chiedere due poltrone in più in segreteria non ci siamo, serve una voce più autorevole”.

 “Dividerci è un errore”, è il refrain della dirigenza dell’area. L’ex governatore si dice “d’accordo” sul fatto che si “debba discutere di più”, ma le questioni interne vanno affrontate nei tempi giusti, “a novembre, dopo le regionali. Secondo me è stato scelto il momento sbagliato”, aggiunge riferendosi alle polemiche cadute in piena campagna elettorale.

Il coordinatore dell’area, Alessandro Alfieri, rimarca la necessità di un protagonismo dell’area riformista, chiedendo che gli spazi in cui si esprime il pluralismo siano custoditi e coltivati. “Siamo tanti, bravi e capaci esorta Bonaccini chiedo a tutti di venire in direzione”, “più che di tante piccole capanne abbiamo bisogno di una casa riformista grande”.

Schlein, intanto, va avanti per la sua strada e lavora pancia a terra per le regionali, con il centrosinistra che si presenta ovunque compatto. In giornata la segretaria va nelle Marche, dove il risultato “si gioca su un pugno di voti afferma , letteralmente siamo testa a testa. Le ingiustizie le combattiamo anche qua”. Il riferimento è alla battaglia parlamentare su Gaza che, dopo la bagarre in Aula, entrerà nel vivo la prossima settimana: “Abbiamo una maggioranza che nega il confronto in Parlamento, anche quando i tank entrano a Gaza incalza la dem . Meloni sta partendo per New York e le pare normale che il Parlamento non abbia potuto discutere”. 

ANSA