(Adnkronos) “Gli ultimi 15 italiani della Flotilla rimasti in Israele partiranno domani con un volo charter per Atene. Saranno assistiti dalla nostra Ambasciata sia alla partenza e poi in Grecia nel trasferimento verso l’Italia”. Lo ha annunciato il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su ‘X’. “Voglio ringraziare sinceramente tutto il personale del ministero degli Esteri, i diplomatici in Israele e nelle altre sedi interessate per il capillare lavoro di assistenza compiuto in questi giorni”, ha aggiunto Tajani.
Un primo gruppo di 26 cittadini italiani che erano sulla Flotilla per Gaza ha lasciato sabato Israele con un charter ed è rientrato in Italia. Gli attivisti sono prima stati imbarcati su un volo per Istanbul, poi da lì un gruppo è arrivato a Fiumicino e un gruppo a Malpensa.
“Ho ringraziato Schlein perché ci ha sempre supportato, ha sempre dato massimo sostegno, massima disponibilità. perciò ho chiesto di non poterla ringraziare quando l’ho vista e lei aveva chiesto di potermi salutare”, racconta Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage rientrato in Italia dopo aver partecipato alla missione della Flotilla, e che oggi ha visto Elly Schlein ospite del festival del quotidiano a Roma.
Quanto a quello che è accaduto dopo l’abbordaggio, racconta: “Io personalmente e Paolo Romano del mio equipaggio abbiamo subito violenza fisica e verbale. Fisica, botte nella schiena tante e in testa. E poi tutta una serie di privazioni psicologiche. Ad esempio, eravamo trattati come le vecchie scimmie dei peggiori circhi degli anni 20. C’erano dei comandi che dovevamo rispettare, che erano down e up. Più loro dicevano down, più noi dovevamo chinare la testa fino a toccarsi le ginocchia. Quando loro urlavano up forte, up forte ti dovevi alzare immediatamente. Se urlavano up piano, ti dovevi alzare solo un pezzettino. In nessun caso mai potete alzare lo sguardo, non li dovevi guardare altrimenti la consideravano una sfida e giù altre botte, ma le botte le davano anche se comunque non li guardavi perché per loro era un gioco”. “Ci hanno tolto tutto e mai restituito: telefono, computer, due videocamere, microfoni, non ci hanno restituito neanche carte di credito o bancomat, sono riuscito a farmi restituire le fedi perché me le hanno strappate letteralmente. Se lo rifarei? “Sì, assolutamente”.
“Le affermazioni riguardanti i maltrattamenti di Greta Thunberg e di altri detenuti della flottiglia Hamas-Sumud sono sfacciate menzogne. Tutti i diritti legali dei detenuti sono pienamente tutelati”. A scriverlo, sull’account X, è il ministero degli Esteri israeliano. “È interessante notare si legge ancora che Greta stessa e altri detenuti si sono rifiutati di accelerare la loro espulsione e hanno insistito per prolungare la loro permanenza in custodia. Greta inoltre non ha presentato reclamo alle autorità israeliane per nessuna di queste accuse ridicole e infondate, perché non si sono mai verificate”.
Secondo quanto scrive il ‘The Guardian’ che ha preso visione di un’e-mail inviata dal ministero degli Esteri svedese a persone vicine alla stessa Thunberg, un funzionario che ha visitato l’attivista in carcere ha detto che la 22enne ha raccontato di essere stata detenuta in una cella infestata da cimici, con troppo poco cibo e acqua.
“L’ambasciata ha potuto incontrare Greta”, si legge ancora nell’e-mail. La giovane “ha riferito di disidratazione e di aver ricevuto quantità insufficienti di acqua e cibo. Ha anche affermato di aver sviluppato delle eruzioni cutanee che sospetta siano state causate dalle cimici. Ha parlato di un trattamento duro e ha detto che era rimasta seduta per lunghi periodi su superfici dure”. Secondo il funzionario del ministero svedese, inoltre, “un’altra detenuta avrebbe riferito ad un’altra ambasciata di averla vista costretta a tenere bandiere mentre venivano scattate delle foto. E si chiedeva se fossero state distribuite sue immagini”.
L’accusa è stata confermata da almeno altri due membri della flottiglia che erano stati detenuti dalle forze israeliane e rilasciati sabato. “Hanno trascinato la piccola Greta per i capelli davanti ai nostri occhi, l’hanno picchiata e costretta a baciare la bandiera israeliana. Hanno fatto tutto ciò che le era immaginabile, come avvertimento per gli altri”, ha detto l’attivista turco Ersin Celik.
“Ci hanno fatto aspettare ore sotto il sole, lasciandoci senza acqua e cibo. Sui muri della prigione c’erano scritte in arabo. Chi è stato detenuto lì dal 2019 ha scritto i nomi dei propri figli: ora capisco Gaza ancora meglio”, le parole di Ikbal Gurpınar a Cnn Turk. L’emittente riporta le parole di un altro giovane attivista: “Gli israeliani ci hanno impedito di avere medicine, ci hanno dato solo acqua dopo 32 ore. Avevamo a malapena cibo. Ci hanno svegliati alle 3 del mattino con cani e cecchini che entravano nelle nostre stanze, ci svegliavano ogni 2 ore per impedirci di dormire. Hanno fatto questo a noi, cittadini innocenti che possono contare su assistenza diplomatica, possiamo solo immaginare cosa fanno ai palestinesi”, dice il giovane.