Un’opera della Bottega di Botticelli in asta da Pandolfini

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Un’opera della bottega di Sandro Botticelli è protagonista dell’asta Dipinti Antichi in programma per il prossimo 29 ottobre a Palazzo Ramirez Montalvo da Pandolfini a Firenze. “Deposizione di cristo nel sepolcro con santi e sante”, tempera e olio su tavola (cm 65 x 40,5), è stimata 100.000 150.000 euro.

La tavola, che raffigura “La deposizione di Cristo”, è stata scoperta dal giovane e talentuoso capodipartimento di Dipinti Antichi della storica casa d’aste, Nicolò Pitto, che ha riconosciuto la qualità dell’opera tra i diversi lotti di una collezione privata di una casa milanese. «Appena vista la tavola, furono due i dettagli che subito mi colpirono: oltre all’esecuzione straordinaria e tipicamente botticelliana, il soggetto spirituale faceva chiaramente riferimento agli ultimi anni del lavoro del maestro fiorentino che subì l’influenza del clima religioso instaurato da Savonarola, portandolo ad una pittura più severa e mistica.» ha commentato Pitto.

Ad avvalorare la tesi attributiva anche l’esperto di Old Masters e storico dell’arte, Marco Riccòmini: «l’opera, oltre a rappresentare un patrimonio straordinario del Rinascimento, è certamente un unicum nel panorama internazionale, essendo una invenzione, nuova e inedita, dell’atelier del maestro del Rinascimento italiano».

La tavola si presenta come un’opera autonoma, raffinata, concepita e realizzata all’interno della bottega di Sandro Botticelli negli anni Novanta del Quattrocento, e non destinata a far parte di una grande pala d’altare. La presenza di tre santi francescani (tra cui san Francesco e sant’Antonio da Padova) suggerisce una committenza legata all’Ordine del patrono d’Italia. La figura all’estrema destra, probabilmente identificabile con Santa Monica l’unica che guarda verso lo spettatore potrebbe rappresentare un ritratto della committente.

A suggellare l’attribuzione anche il curatore della Robert Lehman Collection del Metropolitan Museum di New York, Christopher Daly, e la storica dell’arte Nicoletta Pons, tra le più importanti studiose italiane di pittura rinascimentale fiorentina.

Dalla ricostruzione bibliografica è inoltre emerso che l’opera era appartenuta al celebre collezionista Vittorio Cini (1885–1977) tanto che è documentata anche nella fototeca del grande critico Federico Zeri a Bologna con l’attribuzione “bottega di Sandro Botticelli” e in quella di Bernard Berenson, del centro studi di Harvard sul Rinascimento italiano, con la dicitura “Botticelli, School of”, entrambi collaboratori di Cini nella formazione della sua collezione.

Gli elementi stilistici che avvicinano l’opera alla bottega di Botticelli sono confermati dai confronti con altre opere del maestro fiorentino o della sua cerchia e anche dal punto di vista compositivo, la tavola presenta affinità con le soluzioni, spesso bizzarre e inusuali, dell’atelier botticelliano. La scelta di impaginare la scena in modo asimmetrico, con un maggior numero di figure sul lato sinistro, è ricorrente in molte opere del maestro, così come è importante sottolineare che la tipologia dell’opera, con il Cristo al centro della composizione, si inserisca in un contesto preciso della storia fiorentina, e più in particolare della vicenda personale di Botticelli che, profondamente colpito dal carisma di Girolamo Savonarola, nella fase tarda della sua produzione si orientò verso una pittura dal carattere visionario, di cui la Natività mistica della National Gallery di Londra (1501) rappresenta l’esito più emblematico.

L’opera in mostra a Milano nella sede Pandolfini di via Manzoni 45 fino al 18 ottobre andrà all’asta il 29 ottobre prossimo, con una stima di 100-150.000 euro e tutta l’attenzione dei mercati anglosassoni e di istituzioni museali d’oltreoceano – da sempre fortemente interessate al Rinascimento italiano.

Accanto all’unicum botticelliano, nel catalogo Dipinti Antichi di Pandolfini si raccoglie una selezione in asta particolarmente accurata e articolata in un arco temporale che comprende i secoli dal XV al XVIII in cui la scuola seicentesca italiana sarà protagonista e rappresentata ai suoi massimi livelli. Opere dal valore artistico straordinario compongono il catalogo: Abramo ripudia Agar (lotto 39) di Giovan Battista Spinelli, Santa Caterina D’Alessandria, di un pittore francese del primo quarto del Seicento (lotto n. 20), una serie di tre dipinti di Astolfo Petrazzi, tra cui spicca il Suonatore di violino (lotto 34) e la Battaglia Di Costantino Contro Massenzio di Salvator Rosa (lotto n. 40).

Tra i più amati direttori d’orchestra degli ultimi decenni, il bolognese Francesco Molinari Pradelli (Bologna, 1911 – 1996), insieme alla musica coltivò un’altra passione, quella per i dipinti degli antichi maestri italiani. Una collezione che è unica nel suo genere proprio per il carattere del suo proprietario che, girando l’Italia e il mondo seguendo la propria agenda concertistica, amava approfittare dei momenti liberi per raccogliere e acquisire opere dipinte tra Seicento e Settecento che, contrariamente alla tendenza diffusa tra i collezionisti dell’epoca, avevano provenienza territoriale molto variegata.

Opere che, utilizzando le parole di Marco Riccòmini che ne ha curato la selezione, «si offrono, in una occasione più unica che rara, a chi desidera aggiudicarsi, assieme a un bel dipinto, anche una parte di quella formidabile raccolta, ossia un pezzo di storia del collezionismo italiano, e un pezzo tra i più felici ed illuminati, grazie alla mente brillante e libera di chi raccolse quelle opere, senza badare ad altro che alla loro qualità.»

Una collezione che si sposta geograficamente da nord a sud Italia, scevra di quel regionalismo che spesso caratterizza simili raccolte. Tra i pregevoli dipinti dichiarati di particolare interesse dallo Stato italiano che andranno all’incanto, figurano infatti opere lombarde, come l’Allegoria della poesia di Giuseppe Nuvolone, caratterizzata da una qualità tonale e atmosferica straordinaria,così come opere della scuola veneziana, dove merita una menzione speciale La Piscina Probatica, uno dei capolavori di Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane, formatosi nell’atelier di Tiziano Vecellio; o della scuola napoletana, di cui in catalogo – per la parte Dipinti Antichi è presente tra le altre l’Estasi di San Francesco di Luca Giordano. Grande appassionato anche della pittura bolognese, Molinari Pradelli non poteva rinunciare a includere nella sua raccolta un esempio di straordinario virtuosismo pittorico: il Nudo accademico di Ubaldo Gandolfi. L’opera, concepita come esercizio autonomo destinato ad amatori e collezionisti, rivela la perfetta sintesi tra il recupero della macchia carraccesca e la ricchezza materica che Gandolfi seppe trarre dal confronto con la pittura veneta. Il catalogo chiuderà, infine, con un noto dipinto di Sebastiano Ricci, Glorificazione delle arti e delle Scienze, un eccezionale Giacomo Francesco Cipper, Giocatori di carte e una veduta di Piazza Navona allagata dipinta all’inizio del XIX secolo.