Alexander Baunov: ‘Vivo da apolide, ma non ho paura’

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19 settembre 2025 | 15.32

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“Ho validi motivi per avere paura, eppure non sento paura. Se potesse, Putin eliminerebbe tutti i suoi oppositori, dentro e fuori il Paese. Ma io non credo di essere fra le sue priorità, prima di me ci sono almeno una ventina di nomi. Tuttavia Putin ha ottimi modi per rendermi più dura la vita anche senza un’aggressione fisica: per esempio, appena il mio passaporto scadrà sarò di fatto una persona priva di cittadinanza”. Lo ha detto l’ex diplomatico russo Alexander Baunov, che nel gennaio 2023 ha dato alle stampe “La fine del regime”, un libro andato esaurito in pochi giorni a Mosca, mentre il suo autore veniva presto definito un “agente straniero” dalle autorità governative.

Al festival Pordenonelegge il dissidente Alexander Baunov, ora ricercatore del Carnegie Eurasia Center di Berlino, ha presentato oggi proprio quel libro, pubblicato in Italia da Silvio Berlusconi Editore. Pagine che spiegano quel che non si può dire all’ombra del Cremlino, ovvero come finisce un regime autoritario. “Se sei attenzionato dal Cremlino, in Russia, e ricercato a livello internazionale sostiene Baunov diventa un problema viaggiare anche senza entrare nell’area russofona. C’è il rischio di essere arrestati ed estradati anche in Turchia, nei Paesi arabi, ovviamente in Cina”.

Le cose sono drasticamente cambiate dal 2020, con il cambio della norma Costituzionale che oggi permette a Putin di andare ad altri due mandati presidenziali della durata di 6 anni: “abolendo quindi ogni limite del suo potere – sottolinea Baunov Così è partita la repressione feroce contro l’opposizione, e con il ritorno in scena di Trump le cose sono ulteriormente evolute. Il presidente degli Stati Uniti credeva di poter ottenere la pace, ma ha interpretato male le intenzione di Putin. Credeva ci fossero una vicinanza e una complicità che invece mancavano totalmente. Più in generale: Trump, così come Biden prima di lui, crede che la guerra potrebbe cessare se l’Ucraina desse a Putin la garanzia di non entrare nella Nato. Ma non è così. In Russia sopravvive l’idea della grande Russia: oggi meno gloriosa e potente del passato, in lotta perenne contro la modernità, e determinata a ritrovare la grandezza di un tempo. Per questa non si tratta più della guerra della Russia contro l’Ucraina, la prospettiva è quella della Russia contrapposta alla Nato”.

“D’altra parte prosegue Alexander Baunov sin dai primi giorni di guerra i russi si sentivano dire che il loro esercito non ce l’aveva ancora fatta, perché con l’Ucraina era schierata anche la Nato. La retorica della propaganda russa vuole spaventare i paesi occidentali, per scoraggiarli dal supporto dell’Ucraina. Ed ecco i droni in Polonia, ecco il riavvicinamento fra Mosca e Washington che trovano toni più ragionevoli, ecco l’Europa accusata di essere una supporter dei neonazisti ucraini. E’ anche una guerra di civiltà e di cultura: agli inizi del conflitto, in Russia si diceva che liberare le città ucraine era una missione. Così in quelle città non sarebbe arrivata la vergogna del nostro tempo, i temutissimi ‘pride’ omosessuali”. (di Paolo Martini)