I Campi Flegrei, area vulcanica ad alta attività sismica, sono oggetto di un nuovo metodo di monitoraggio termico sviluppato da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Lo studio, pubblicato su
Remote Sensing Letters
, propone l’utilizzo dei dati termici raccolti dallo strumento ECOSTRESS della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per rilevare variazioni di temperatura che precedono i terremoti più intensi nell’area.
Il metodo sfrutta i dati di ECOSTRESS, un sensore NASA-JPL installato sulla ISS, che fornisce stime della temperatura superficiale con una risoluzione spaziale di circa 70 metri e una frequenza di campionamento di circa tre giorni. I ricercatori hanno analizzato due serie storiche di temperatura, relative a due aree della Solfatara, nel periodo 2021-2024, confrontando le anomalie termiche con i principali eventi sismici registrati.

Lo strumento ECOSTRESS agganciato alla sinistra della Stazione Spaziale Internazionale (NASA/JPL-Caltech/KSC)
“Abbiamo rilevato variazioni anomale di temperatura nella zona di emissione della Solfatara che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità, con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane“, spiega Alessandro Piscini, ricercatore dell’INGV e primo autore dell’articolo.
L’analisi ha rilevato variazioni anomale di temperatura, con aumenti fino a 7°C, che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità, con un anticipo di pochi giorni o settimane. Ad esempio, un aumento di 5°C ha anticipato di tre giorni il sisma di magnitudo 4.4 del 17 maggio 2024.
L’utilizzo di due metodi statistici distinti ha permesso di confermare la correlazione tra le variazioni di temperatura e l’attività sismica. Inoltre, è stato osservato un aumento del valore medio della differenza di temperatura negli ultimi anni, in linea con altri segnali di attività vulcanica, come il bradisismo e l’emissione di anidride carbonica.
“Le anomalie in temperatura evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti, ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area“, afferma Cristiano Fidani, ricercatore dell’INGV e co-autore della ricerca.