“Esprimo la massima solidarietà a un collega che conosco, di cui conosco il grande lavoro e la serietà con cui lo fa. Mi rivedo nel suo modo di operare: quando ricopri un ruolo pubblico e vai a toccare questioni scomode o rischiose, finisci per dover limitare la tua libertà personale”. A palare con l’Adnkronos è Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato e già sottosegretario poi ministro delle Politiche agricole alimentari. Il senatore leghista commenta la notizia dell’arresto di un dipendente di una società di Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Centro e Nord America, dopo il ritrovamento di un tubo-bomba all’interno di uno stabilimento poco prima della visita del deputato. Di Giuseppe è sotto tutela da un anno e mezzo dopo aver denunciato un giro milionario di visti e passaporti falsi.
“Anche io come Di Giuseppe affronto i problemi a viso aperto e cerco di risolverli. Questo mi ha portato a vivere sotto scorta”, prosegue Centinaio, che ha ricevuto minacce di morte, buste con proiettili recapitate a casa e lettere intimidatorie sull’auto della moglie. “In parte ero abituato perché da ministro la scorta era una componente dell’incarico istituzionale. Ma alla fine del mandato la tutela è scattata per una serie di eventi diversi, e gestire questa situazione diventa più difficile, quando pensi che potrebbero essere minacciati tuo figlio, tua moglie, tua madre o altri membri della famiglia. Per questo quando sento che c’è qualcuno che subisce minacce di questo tipo, il pensiero va immediatamente a quello che sta passando, e la solidarietà è il primo sentimento”, conclude.