Cybersicurezza: Razzante, ‘più consapevolezza, ma primo passo è investire contro cybercrimine’

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“Aumentare la dose di consapevolezza nei ragazzi, ma soprattutto negli adulti, riguardo all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie è solo un passo, certamente importante, ma non il più importante. Mentre è vero che la cultura informatica di ciascuno di noi soprattutto italiani, ma siamo in buona compagnia in Europa non è ancora così diffusa e soprattutto profonda, la cosa che deve preoccupare è la scarsità di risorse finanziarie per poter sostenere la lotta contro il crimine informatico”. E’ quanto afferma all’Adnkronos Ranieri Razzante, esperto di cybersicurezza e già consigliere alla cybersicurezza nel governo Draghi, in occasione della giornata internazionale del ‘Safer Internet Day’.

“Una lotta che si può fare solamente con la prevenzione, attuata con sistemi all’avanguardia, che si possono realizzare solamente con massicci investimenti economici che, fino ad oggi, l’Europa non ha mostrato di possedere ed utilizzare continua Razzante La dichiarazione della presidente Von der Leyen sullo stanziamento di 200 miliardi da parte dell’Unione europea per l’Ia sarebbe rivoluzionaria: il problema è la destinazione e l’utilizzo da parte dei singoli Stati di questi fondi, perché devono tradursi in capacità propositiva e di ideazione”.

“Il grosso ostacolo, non ce lo nascondiamo, resta sempre la competizione globale, che è impari rispetto agli Stati Uniti e alla Cina sottolinea Razzante in quanto si sono mosse molto tempo prima di noi tutti e con capitali pressoché illimitati. I problemi sul tappeto quindi sono troppi; c’è quello della consapevolezza, della cultura, del controllo ed è bene iniziare dalle scuole e dai ragazzi: ai ragazzi però bisogna dire che quando parlano con i genitori devono raccomandare anche a loro di non usare male i social, perché troppo spesso si vedono pubblicazioni di foto, messaggi e dettagli della propria vita privata che stanno arricchendo le basi dati dei criminali con lo scraping, cioè il rastrellamento delle immagini e dei dati fatto proprio con l’intelligenza artificiale”.

“Dobbiamo pubblicare meno, il giusto, ma non esagerare nell’esporre le nostre foto, le nostre immagini, i dati, le nostre sensazioni, ciò che ci possa fare essere identificati facilmente e, da quanto emblematicamente emerge dal caso Crosetto, pure la nostra voce, se non usata per motivi strettamente necessari alla professione, all’arte e alla cultura””, prosegue l’esperto.

“Sono convinto conclude che i giovani sono molto più saggi di quello che pensiamo ed è da loro che dobbiamo partire affinché riescano ad educare anche noi adulti ad un utilizzo più prudente dell’intelligenza artificiale, in chiave moderna. L’invito accorato che mi sento di fare è di non continuare a proporre una informazione bulimica sull’Ia, che passa da salvifica a catastrofista. In ogni caso, non credo sia lo strumento più importante del nostro futuro”.