Deficit cala, ma ancora effetto Superbonus sul debito

0
45

Un progressivo calo del deficit, che scenderà sotto la soglia del 3% già nel 2026. Mentre l’impatto del Superbonus si farà sentire ancora sul debito, che imboccherà il sentiero di discesa solo dal 2027. Il Piano strutturale di bilancio aggiornato delinea così il nuovo quadro di finanza pubblica su cui andrà costruita la prossima manovra di bilancio. La cui partita entra ora nel vivo.

Davanti c’è un mese di tempo per mettere a punto il menù, che parte da taglio del cuneo e nuova Irpef strutturali, e per completare la caccia alle risorse, in cui si inserisce anche la delicata trattativa avviata con le banche. Il dialogo per un ipotetico contributo volontario o una soluzione sui pagamenti fiscali o le Dta (imposte differite attive) prosegue, anche se i tempi potrebbero essere più lunghi del previsto: incontri vis a vis fra il dg dell’Abi Rottigni (che ha ricevuto formale mandato dall’associazione) e l’esecutivo, secondo quanto si apprende, ce ne saranno, ma non a brevissimo.

Il Psb è tornato in Consiglio dei Ministri, dopo il primo passaggio del 17 settembre, con i dati aggiornati alla luce delle revisioni di contabilità nazionale rilasciate qualche giorno fa dall’Istat e dopo il confronto di mercoledì con le parti sociali. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che l’ha illustrato ai colleghi, ha innanzitutto confermato che la spesa primaria netta, il nuovo indicatore sotto la sorveglianza dell’Ue, crescerà nei prossimi 7 anni ad un passo medio vicino all’1,5%, compatibile quindi con il profilo stimato dalla Commissione.

Grazie anche al buon andamento del Pil, il deficit parte da una stima pari al 3,8% del Pil per quest’anno (in calo dal 4,3% del Def), con l’obiettivo di arrivare al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026. Cioè sotto il 3%, consentendo così all’Italia di uscire già tra due anni dalla procedura per deficit eccessivo.

Servirà più tempo invece per vedere il debito avviato su un percorso decrescente. A fine 2023 l’asticella viene fissata al 134,8% del Pil (133,6% senza le compensazioni dei bonus edilizi), meno del 137,3% stimato in precedenza. Ma come già indicato dal Def, il debito è destinato nei prossimi anni, soprattutto tra il 2024 e il 2026, ad essere “fortemente condizionato dall’impatto delle compensazioni d’imposta legate ai Superbonus edilizi”, evidenzia il Mef. Solo dal 2027, quindi, inizierà un percorso di discesa in linea con le nuove regole europee che prevedono una riduzione in media di 1 punto percentuale di Pil dopo l’uscita dalla procedura di deficit.
Il Piano, atteso in queste ore alle Camere, contiene anche un insieme “rilevante” di riforme e investimenti, di cui alcune in continuità con il Pnrr e si ispira ad una “linea seria, prudente e responsabile”, rivendica il Mef. Giorgetti non ha partecipato alla conferenza post Cdm (“nessuno si sottrae, si era già ampiamente confrontato con tutti”, ha chiarito il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano) ma si è collegato da remoto all’assemblea di Federmeccanica. La finanza pubblica ha assicurato è “di nuovo sotto controllo”, dopo l’eredità di una situazione “disastrosa” frutto dei bonus edilizi, spiega intervenendo da remoto all’assemblea di Federmeccanica a Portici (Napoli). Le scelte basate su “responsabilità e realismo” stanno dando risultati e già nel 2024, in anticipo sulle nostre previsioni ribadisce dovremmo riuscire a tornare in avanzo primario”.

Il percorso di consolidamento però “continuerà”, promette il titolare del Mef: perché ridurre il debito è un “dovere morale” verso le giovani generazioni. Giorgetti si prepara intanto al giudizio delle agenzie di rating, in arrivo a partire dal 18 ottobre. E lavora alla manovra, in vista della quale ribadisce l’importanza del nodo natalità e promette attenzione alle imprese. In manovra arriverà anche una norma per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture sanitarie più interessate da aggressioni, annuncia Mantovano.

Il Psb intanto non convince le opposizioni, con i Dem che parlano di “ennesimo giochino sui conti”. Mentre i partiti allungano la lista delle richieste: la Lega, oltre all’allargamento della flat tax, aggiunge anche la riduzione del canone Rai. 

   

ANSA