
“Ritornare ad armarsi? Preferisco dire costruire la difesa di un Paese. Il mio compito non è riarmare l’Italia, è costruire la difesa di questo Paese, chiedermi ogni giorno se succedesse qualcosa di negativo per la mia popolazione sono in grado di difenderlo? Se subissimo un attacco come quello che ha subito Israele in 3 ore, sarei in grado di impedire a quelle bombe di cadere sulle infrastrutture o le città italiane? Il mondo è cambiato profondamente. Ritengo che l’Europa, ogni nazione, debba pensare alla propria difesa e noi dovremo fare la nostra parte, siamo fermi all’1,57% da tempo, nonostante i governi di tutti i colori, di ogni maggioranza abbia sempre promesso alla Nato di raggiungere il 2%. Questo governo, manterrà questa promessa e lo raggiungerà”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto a LetExpo 2025.
“Sappiamo già che la Nato aumenterà probabilmente anche questo obiettivo, a giugno di quest’anno. Non è un riarmo, è la difesa del paese: non solo armi, è la difesa cyber, della nostra libertà, dei nostri valori, è qualcosa di più grande che non userei per fare polemica politica. La difesa del Paese serve a chiunque. Anche a Conte o alla Schlein. Tra l’altro, la difesa italiana è una delle difese che ha anche più capacità al di fuori di quelle militari, perché ogni volta che c’é una calamità i primi a correre sono sempre le divise italiane. E sono cose di cui dovremmo ricordarci, quando parliamo di difesa”, ha concluso.
“Quella di Schlein è una decisione difficilmente comprensibile. Io non ho mai guardato al partito della persona con cui interloquivo, non ho mai giudicato una persona per le idee politiche. Giudico le persone con la categoria che avevo letto in un libro di Sciascia: Berlinguer era un uomo, ci sono alcuni uomini, che possono essere uomini e donne, e purtroppo nella politica, come da altre parti, siamo pieni di ominicchi, mezzi uomini e quaquaraquà. Avremmo bisogno, su alcune scelte, che tutti i leader di partito si comportassero come ‘uomo’, tenendo conto non dell’interesse momentaneo del partito ma dell’interesse di un Paese. Io lavoro per l’Italia, non per portare un voto in più a chi mi ha messo qui dentro”. Ha detto il ministro della Difesa relativamente all’ordine dato ai suoi dalla leader Dem, Elly Schlein di non votare per l’idea del riarmo. Una presa di posizione lontana rispetto a quella del segretario del Pc che si spinse ad affermare come si sentisse più protetto sotto l’ombrello della Nato.
“Putin in questi tre anni non ci ha indicato molte volte la volontà di finire questa guerra, però siccome c’è stato un racconto per cui pare che voglia finirla, adesso tocca a lui. L’Ucraina ha accettato le condizioni di Trump, anche dopo un braccio di ferro, per sedersi al tavolo della pace; adesso tocca a Putin. Vediamo se veramente vorrà interrompere questa guerra: è molto facile, basta che smetta di bombardare, almeno per 24 ore. Sarebbe un primo risultato su cui costruire una tregua e una pace. Ieri abbiamo ribadito la disponibilità di tutta l’Europa a aiutare questo percorso”. Ha concluso