Si terrà oggi, giovedì 6 giugno, il funerale di Giada Zanola, la 33enne gettata da un cavalcavia della A4 a Vigonza nel padovano dal compagno Andrea Favero, accusato di averla uccisa. Le esequie alle 13.45 nella chiesa parrocchiale di Folzano, il quartiere di Brescia, dove la giovane aveva vissuto fino a pochi anni fa.
Nel frattempo la scientifica ha perquisito la casa dove i due vivevano col loro figlio di tre anni e ha sequestrato materiale informatico e non solo alla ricerca di tracce che chiariscano cosa è davvero successo una settimana fa, prima della morte della donna, il cui cellulare sembra letteralmente volatilizzato. Un perito informatico è stato incaricato intanto di analizzare quello del camionista e il suo Pc. Favero attualmente è in carcere al Due Palazzi di Padova, mentre il figlio di tre anni è stato momentaneamente affidato ai genitori dell’uomo.
L’autopsia
I primi esiti dell’autopsia indicherebbero che Giada era ancora viva, forse non nel pieno delle sue facoltà, quando è stata gettata giù per un salto di 15 metri. Giada era dunque ancora in vita, forse priva di sensi, quando è arrivata sul cavalcavia di Vigonza da cui, poi, è stata gettata di sotto. Dall’autopsia eseguita dal professor Claudio Terranova dell’università di Padova è stato escluso lo strangolamento, né appaiono ferite causate da armi da taglio, mentre sono stati rinvenuti alcuni lividi che confermano la lite tra la donna e il suo compagno di circa due giorni prima della morte della bresciana.
La prima confessione
Al culmine dell’ennesimo litigio l’avrebbe sollevata e buttata di sotto, dove è stata arrotata da un camion. Lo avrebbe raccontato poliziotti Andrea Favero, compagno di Giada Zanola. Parziali ammissioni che il camionista non ha però ripetuto di fronte a gip e pm quando è passato dall’essere testimone a indagato: un passaggio chiave che però non può essere usato giudizialmente, dal momento che è stato reso senza la presenza del suo avvocato.