La sentenza della Consulta sull’Autonomia differenziata non ferma il lavoro del Comitato per i Lep che andrà avanti fino alla fine dell’anno. “E’ stato istituto con un decreto del presidente del Consiglio precisa Sabino Cassese, presidente del comitato e cesserà alla data in cui prevede il decreto, ossia il 31 dicembre 2024”.
Il gruppo di lavoro di saggi era stato creata proprio per definire gli standard minimi di servizio pubblico indispensabili per garantire i “diritti civili e sociali”, uno dei punti della riforma Calderoli finito nel mirino della Corte costituzionale che ha accolto parzialmente i ricorsi di quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge sull’Autonomia. Una questione delicata che a luglio aveva portato alla frattura all’interno del comitato con l’addio di quattro illustri componenti.
“Le ragioni che furono dettagliate nella nostra lettera di dimissioni sono coincidenti con i motivi che sembrano aver portato la Consulta a definire illegittime sostanzialmente tutte le disposizioni chiave della legge Calderoli”, sottolinea l’ex ministro Franco Bassanini che si dimise assieme a Giuliano Amato, Franco Gallo e Alessandro Pajno. “La nostra lettera arrivò dopo diversi confronti con Calderoli ricorda . Se il ministro ci avesse dato retta avrebbe evitato questa situazione imbarazzante perché la legge ora va rifatta da cima a fondo”.
E analizzando la decisione della Consulta spiega: “Ha detto chiaramente che i Livelli essenziali delle prestazioni non possono essere stabiliti dal governo ma dal Parlamento con una legge o anche con una delega al governo che però preveda specifici principi e criteri direttivi”. Per Bassanini, quindi, i giudici “hanno messo in crisi il circuito comitato-governo perché a definire il Lep deve essere il Parlamento”. In più “non si possono trasferire alle Regioni intere materie ma specifici compiti o funzioni quando le Regioni sono in grado di dimostrare di poterle svolgere meglio in relazione alle peculiari caratteristiche del loro territorio”. Di fatto, sostiene Bassanini, la Corte “ha chiaramente messo in discussione l’idea di un regionalismo competitivo” indicando che deve essere “cooperativo e solidale”.
Quanto al lavoro del comitato Cassese, alla luce della sentenza, afferma: “Che ci siano una serie di illustri ed esimi colleghi che lavorano per cercare di definire i Lep è sicuramente utile, ma questo lavoro va messo ora tra le carte che il Parlamento userà per definirli”. Di sicuro la decisione della Corte Costituzionale peserà anche sui quesiti referendari. Non tanto su quello abrogativo della legge ma sugli altri che la Cassazione stessa potrebbe riformulare oppure considerare superati. In particolare quello chiesto da 5 Regioni potrebbe dunque saltare. Senza lo stop della Consulta, il percorso dell’autonomia prevedeva che la Cassazione valutasse e conteggiasse le firme raccolte, dando poi comunicazione alla Corte Costituzionale che a sua volta, tra il 20 gennaio e il 10 febbraio, ne deve rendere pubblica l’ammissibilità o meno.
Intanto il governatore del Veneto Luca Zaia prevede che il referendum andrà a “finire male”. “Il fatto che l’Autonomia sia costituzionale pone non pochi problemi rispetto a quello che dovrebbe essere il futuro referendum” sottolinea. Quanto alla riforma dell’Autonomia assicura che “si continua a lavorare sulle materie ‘non lepizzabili’, quelle materie che non sono soggette ai Lep”.
Fedriga, sconfessato che autonomia non possa applicarsi
“Il punto fermo è che la Consulta ha ritenuto legittima la norma, seppure con la necessità di qualche correzione che potrà essere fatta anche con decreti attuativi”. Così all’ANSA il presidente del Friuli Venezia Giulia e della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, parlando di quanto deciso dalla Corte costituzionale sull’autonomia differenziata. “Ma il passaggio fondamentale, cioè la contestazione che tutta la norma non fosse costituzionalmente compatibile come chiedevano i ricorrenti e quindi che l’autonomia differenziata non potesse applicarsi in questo Paese è stata sconfessata dalla Consulta”, ha detto a Terni.
Zaia: ‘l’autonomia è costituzionale, il referendum andrà male’
“Il fatto che l’autonomia sia costituzionale pone non pochi problemi rispetto a quello che dovrebbe essere il futuro referendum. Immagino che andrà a finir male anche questa partita”. Lo afferma il presidente del veneto Luca Zaia, commentando la sentenza della Consulta.
“Detto tutto questo prosegue Zaia si continua a lavorare sulle materie ‘non lepizzabili’, su quelle materie che non sono soggette ai Lep, e quindi possiamo lavorare tranquillamente perché non mi risulta che la Corte abbia detto che non si debba lavorare e continuare con le trattative”.
“La Corte costituzionale puntualizza Zaia ha detto a Toscana, Campania, Puglia e Sardegna che l’autonomia è costituzionale. Questo è già il primo risultato di questa sentenza. Dall’altro ha detto che i Lep, che peraltro son stati resi obbligatori da questo Governo, non debbono essere definiti solo con provvedimenti e azioni governative, ma debba essere coinvolto il Parlamento”.
“Alla luce di tutto questo prosegue il presidente veneto dico: uno, che siamo sulla buona strada perché l’autonomia non è stata per nulla cancellata. Due, che se si tratta di far modifiche immagino che il governo le farà, ma stiamo parlando di un parallelo all’autonomia. Tre, è fondamentale ricordare che il fatto che sia costituzionale l’autonomia pone non pochi problemi rispetto a quello che dovrebbe essere il futuro referendum”, conclude.
Attilio Fontana, lavoro sulle materie no Lep prosegue
“Il lavoro sulle materie no Lep prosegue”. Così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana interpellato dall’ANSA dopo i rilievi della Corte costituzionale alla legge sull’autonomia, assicurando che i negoziati con il ministro Roberto Calderoli andranno avanti sulle materie per cui non è prevista la definizione dei Lep.
Emiliano: ‘Calderoli chieda scusa e prenda una pausa, la legge è stata completamente destrutturata dalla Corte’
“Il ministro Calderoli deve avere la cortesia di ammettere di avere fatto una legge completamente sbagliata dal punto di vista costituzionale, deve chiedere scusa e soprattutto non spetta a lui decidere se tornare in parlamento. Calderoli deve studiarsi la Costituzione ed evitare di ripartire in maniera frettolosa. Deve prendersi una pausa come la Corte gli ha consigliato e poi bisogna ricominciare a discutere”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa convocata stamattina a Bari, evidenziando che “il ko” sull’autonomia “è totale sui punti che sono stati cassati e anche su quelli che sono rimasti. Tutto ciò che è rimasto in piedi è stato interpretato contro la volontà del legislatore che lo aveva prodotto”.
“Ho sentito dire che la legge è salva, questa è una barzelletta ha detto La legge è stata completamente sconvolta. La Corte Costituzionale ha destrutturato la legge Calderoli, che allo stato dei fatti non è più applicabile. Gli interventi che la Corte ha fatto bloccano tutte le procedure avviate dalle Regioni per le singole intese, non possono andare avanti. Il processo è fermo e non potrà che restare fermo. Questa è una battaglia vinta dalla Puglia”.
“La Corte costituzionale ha cancellato plurime disposizioni della legge Calderoli”, ha evidenziato Emiliano: “Prima fra tutte, la possibilità che possano essere trasferite materie o blocchi di materie”.
“La Corte ha aggiunto saggiamente ritiene che la devoluzione dell’autonomia debba riguardare solamente specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola Regione, alla luce del principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni. I Giudici affermano infatti che la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo, in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, non debba corrispondere all’esigenza di un riparto di potere tra i diversi segmenti del sistema politico, ma debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Insomma, l’autonomia differenziata deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini”.
Dovrà “spettare al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dalla pronuncia della Corte, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge, fermo restando che la Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale”, ha ricordato il presidente della Regione Puglia. “Sono fiero di affermare ha aggiunto che la Puglia e le altre Regioni ricorrenti, grazie alla pronuncia della Consulta, hanno impedito a questo Governo di distruggere la logica cooperativa del nostro regionalismo; di distruggere il meccanismo della competenza concorrente e la capacità di governo unitario del Paese da parte dello Stato, oltre che la solidarietà tra le Regioni”.
Per Emiliano “il referendum abrogativo dell’autonomia” non si ferma: “E’ tutto un altro processo, in linea teorica agli italiani potrebbe non piacere anche quello che rimane della legge Calderoli cosi come interpretato dalla Corte Costituzionale. Penso che il comitato organizzativo del referendum avrà diritto a chiedere agli italiani se cosi come ridimensionata la legge Calderoli la gradiscono oppure no”.
Bassanini: ‘Ci dimettemmo per le stesse ragioni evidenziate dalla Corte’
“Le ragioni che furono dettagliate nella nostra lettera di dimissioni dal Comitato Cassese sono coincidenti con i motivi che sembrano aver portato la Consulta a definire illegittime sostanzialmente tutte le disposizioni chiave della legge Calderoli”. A dirlo è l’ex ministro Franco Bassanini che a luglio si dimise dal comitato per i Lep assieme a Giuliano Amato, Franco Gallo e Alessandro Pajno.
“La nostra lettera arrivò dopo diversi confronti con Calderoli racconta . Se il ministro ci avesse dato retta avrebbe evitato questa situazione imbarazzante perché la legge ora va rifatta da cima a fondo”.
ANSA