Lotta all’evasione record, possibile riapertura della rottamazione

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La lotta all’evasione batte un nuovo record. Dopo i 31 miliardi di euro recuperati nel 2023, il 2024 è stato un nuovo anno di risultati crescenti sul fronte del recupero delle tasse non pagate: 32,7 miliardi. Ad anticipare il dato è stato il viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, artefice della riforma fiscale e del concordato preventivo. L’incasso, ha spiegato, è il frutto dello “stretto coordinamento tra gli indirizzi che vengono dati dal governo e l’azione dell’Agenzia delle Entrate”.

La cifra è complessiva e tiene conto delle attività ordinarie di controllo svolte dal Fisco, generalmente preponderanti a livello numerico, delle misure straordinarie, come la rottamazione delle cartelle, e dell’attività che l’Agenzia delle entrate-Riscossione svolge per conto di altri enti (Inps, Inail, ministeri, Prefetture e Comuni). “Ci avevano accusato di ‘strizzare l’occhio agli evasori'”, ma “un fisco ‘amico’ non significa ‘fesso'”, commenta il presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia, Marco Osnato. Dello stesso avviso anche Lucio Malan, anche lui di FdI, secondo cui “la riforma del fisco del governo Meloni continua a dare i suoi frutti”.

Proprio in attesa dei prossimi decreti legislativi di attuazione del disegno complessivo di riforma, sul fronte fiscale le ultime novità potrebbero arrivare nel decreto Milleproroghe. Leo ha mostrato una certa apertura nei confronti della proposta sulla rottamazione l’unica rimasta in piedi dopo le inammissibilità che riapre i termini della definizione agevolata in atto per chi non è riuscito a saldare le rate in tempo. “E’ una cosa che si può valutare. Spero che si possa intervenire in questo senso”, ha affermato il viceministro che ha posto però come condizione quella del rispetto dei conti. La misura passerà solo con il via libera della Ragioneria.

Nello stesso dl all’esame del Senato, sul quale il governo si appresta a mettere la fiducia tra le proteste delle opposizioni, c’è peraltro anche la questione delle auto aziendali. I correttivi sono stati avanzati dal presidente della commissione Finanze, Massimo Garavaglia, che chiede di rinviare la stretta al 2026, e da Forza Italia, che propone di escludere dal maggior onere fiscale per dipendenti e imprese i veicoli immatricolati dal primo gennaio ma prenotati entro il 31 dicembre 2024. Ancora da definire invece la possibile soluzione per i redditi bassi compresi tra 8.500 e 9.000 euro che nel 2025 con la ridefinizione del taglio del cuneo hanno perso il contributo integrativo da 100 euro al mese.

“Si sta ragionando”, ha detto Leo, puntualizzando però che “tecnicamente” non si tratta un errore. “L’anno scorso si pagavano tasse e per questo interveniva il trattamento integrativo. Ma quando non si pagano, si è chiesto allora può intervenire il trattamento integrativo?”.

ANSA