Partire dalla memoria per “costruire un domani diverso”. Ricordare “per non dimenticare” come le mafie sono entrate “prepotentemente” nelle vite di vittime innocenti, ma anche per fare in modo “che quello che è accaduto non accada mai più”. “Io immagino che domani (21 marzo ndr) mia madre e i miei fratelli, insieme a tutte le altre vittime innocenti, cammineranno insieme a noi familiari e insieme a tutti quei cittadini che vorranno esserci perché vogliono aiutarci a far soffiare il ‘vento della memoria’. Cittadini che tutti i giorni si impegnano sul territorio per il cambiamento”. A parlare con l’Adnkronos, alla vigilia della ‘XXX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie’ organizzata da Libera a Trapani, è Margherita Asta, una vittima innocente della strage mafiosa di Pizzolungo del 2 aprile 1985. Un’auto imbottita di tritolo avrebbe dovuto uccidere il pm trapanese Carlo Palermo. Il magistrato, e i suoi agenti della scorta, rimasero però illesi mentre a perdere la vita furono Barbara Rizzo, 33 anni, e i suoi gemellini di 6 anni, Salvatore e Giuseppe Asta, che come ogni mattina stavano percorrendo la strada che collega la costa di Pizzolungo con Trapani per andare a scuola. Margherita, che allora aveva 10 anni, non era su quell’auto solo per una fatalità.
“Sono passati 40 anni dalla strage racconta da una bambina sono diventata una donna adulta e in questi anni l’unico modo di vivere il dolore che ho provato, e che continuo a provare, è stato fare testimonianza per non fare dimenticare Barbara, Salvatore e Giuseppe, ma soprattutto per fare in modo che quello che è accaduto non accada più”. Margherita è diventata una testimone dei familiari delle vittime innocenti delle mafie, lavora con Libera e anche se da anni vive a Parma “Sono andata lì solo perché mio marito è di Parma, non avrei mai lasciato la mia terra” sottolinea in Sicilia torna spesso “ed è un ritrovare”. Della sua storia, di una bambina che a soli 10 anni ha conosciuto l’orrore della mafia ed è stata costretta a crescere senza la mamma, non parla come “un peso” ma piuttosto come di “una responsabilità”. “Non ho mai provato sentimenti negativi nel corso di questi 40 anni e forse questo mi ha aiutato a essere la persona che sono oggi. Non mi sono mai sentita sola dice Il mio è un dolore con cui devi convivere e forse un modo per trovare un senso è proprio l’impegno, la testimonianza. Non ho mai sentito la storia della mia famiglia come un peso, piuttosto come una grande responsabilità e senso del dovere”.
“Solo per un caso quella mattina non ero in auto con mia madre e miei fratelli, come avveniva ogni giorno racconta Rimanere in vita mi ha fatto sentire il senso del dovere, della responsabilità di salvaguardare la memoria, la storia, di cercare di fare arrivare a più gente possibile il sacrificio di questa mamma con i suoi due bambini. Senza scordarci che l’attentato era preparato per il giudice Palermo e quindi l’importanza di raccontare tutta la strage, di arrivare alla verità. E’ importante ricordare Carlo Palermo e gli agenti di scorta Salvatore La Porta, Raffaele Di Mercurio, Nino Ruggirello, Rosario Maggio, che hanno vissuto quell’attentato e, per chi di loro è ancora in vita, continuano a viverlo”.
Memoria, verità e giustizia. Tre parole che ricorrono sempre quando si parla di vittime di mafia. “La memoria la stiamo alimentando spiega Margherita Noi come familiari e come Libera, in questi 30 anni, abbiamo cercato di costruire quella memoria collettiva nel solco della quale oggi c’è chi lavora per creare impegno. Verità e giustizia invece, che camminano di pari passo, sono quelle che stentano”. “Il diritto alla verità è un diritto che non viene riconosciuto a più dell’80% delle vittime innocenti delle mafie precisa Più dell’80% dei familiari non sa perché è stato privato degli affetti più cari. Noi siamo per una giustizia che arrivi in tempi brevi, per processi che vengano celebrati, e siamo per salvaguardare e rispettare la magistratura perché a fronte di pochi magistrati che forse non si impegnano fino in fondo ce ne sono tanti che cercano di scriverle queste verità”.
Domani, 21 marzo, più di 500 familiari delle vittime innocenti delle mafie, insieme a sindacati, cittadini, associazioni, sfileranno per le vie di Trapani, in occasione della ‘XXX Giornata della memoria e dell’impegno’ promossa da Libera e Avviso Pubblico. Un corteo che si concluderà con la lettura di 1.101 nomi di vittime innocenti. “Chi parla di passerelle non ha capito nulla afferma con decisione Margherita Domani non è una giornata di mera retorica. Leggeremo dei nomi che sono delle storie, sono famiglie che sono state travolte dal sistema criminale mafioso. Le mafie sono entrate prepotentemente nelle loro vite. Domani non leggiamo la lista della spesa, leggiamo nomi che rappresentano storie private che sono pezzi importanti della storia del nostro Paese e non averne cura, non farne memoria, non salvaguardarne la memoria, significherebbe non capire quanto le storie di queste vittime innocenti possono permetterci di guardare meglio al presente e quanto sono importanti per costruire e scrivere tutti insieme una storia diversa”.
Il 21 marzo è un punto di arrivo? “No. Il 21 marzo è un momento di memoria che è lievito di quell’impegno che poi si coniuga nei 365 giorni successivi dell’anno. Il 21 marzo è il punto di arrivo per la conclusione di un anno, ma è un nuovo punto di partenza per creare momenti di riflessione, di conoscenza, di cultura, che sono alla base del cambiamento”. (di Manuela Azzarello)