Mattarella avverte: non c’è soluzione senza palestinesi

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“Le sofferenze” subite dai palestinesi e dagli israeliani “resteranno iscritte nel Dna delle nuove generazioni , minando ogni possibilità di un futuro di pace senza una prospettiva politica davvero storica e quindi coinvolgente per i palestinesi”. Il presidente della Repubblica ha accolto la notizia dell’accordo su Gaza con un enorme sospiro di sollievo “il cessate il fuoco allevierà le sofferenze dei palestinesi” ma ora già guarda avanti, oltre le ali di un legittimo entusiasmo: “bisogna raggiungere sollecitamente le tappe successive, verso una vera pace”, avverte Sergio Mattarella con un crudo invito a non dimenticare i gravissimi problemi che restano sul campo e che nell’accordo sono mancanti o solo abbozzati.

Il capo dello Stato prende la parola in Estonia, al vertice informale Arraiolos, all’interno del quale tradizionalmente i toni sono franchi e non c’è l’esigenza di nascondersi dietro prudenze diplomatiche. Il presidente dice quanto in queste ore pochi hanno detto, anche in Italia: c’è bisogno di “una prospettiva che assorba e rimuova gli alti rischi di nuove esplosioni di violenza, frutto della mole di risentimenti e di rancore accumulatisi in questo tragico periodo. La pace va acquisita nell’animo dei popoli, altrimenti non è pace”.
Ragiona proprio su questo Mattarella, invita a non sottovalutare le ferite profondissime inferte in questi mesi, soprattutto ai giovanissimi. Riflette su cosa si possa muovere “nell’animo” del popolo palestinese. Ora si festeggia per la fine della carneficina ma è già tempo anzi c’è l’urgenza di pensare al futuro di questo popolo. Mentre il premier israeliano continua a ripetere che “non ci sarà uno stato palestinese” e il presidente americano Donald Trump fa sapere di non avere “un’opinione precisa” in proposito, Mattarella continua a ritenerlo indispensabile: “proprio dalle sofferenze del popolo palestinese nasce l’insistenza frutto non di cieca ostinazione ma di lucida visione storica per l’obiettivo dei due stati per due popoli”. Ecco perchè, aggiunge preoccupato, bisogna fermare subito la politica di occupazione israeliana. Se si vuole una soluzione duratura “ne deriva l’assoluta necessità che venga pienamente annullata la spoliazione di territori assegnati alla Autorità Palestinese in Cisgiordania”. Guardare oltre, quindi.

Il prima possibile, altrimenti, sottolinea, “l’alternativa sarebbe devastante”.
Nell’analisi del presidente c’è spazio anche per una amara riflessione sull’inerzia dell’Europa: “dobbiamo ammettere che le nostre divisioni interne unite alla lentezza dei processi decisionali ci hanno impedito finora di svolgere un ruolo visibile e incisivo”, ammette Mattarella trovando il consenso degli altri nove capi di Stato presenti alla riunione Arraiolos.
Eppure l’Europa, con il suo bagaglio di tragiche esperienze belliche e successivi slanci unitari, “potrebbe dare una mano”.
Basterebbe ritrovare “la capacità di superare le divisioni e iniziare ad operare con tempestività e con una voce sola”.
Schiacciata dalle su Gaza, è restata in sottofondo la pur importante visita del presidente alla base estone di Amari.
Vi operano ben 300 militari italiani altamente specializzati per una missione Nato di controllo del confine orientale.
Decisamente il più pericoloso: la base si trova a soli 200 chilometri dal confine russo. Sono solo pochi minuti per un jet supersonico. “In questo contesto internazionale complesso, svolgete qui una missione di grandissimo rilievo che serve a garantire la pace; una missione per evitare che ci siano smottamenti pericolosi della situazione internazionale”, ha spiegato salutandoli prima di fare rientro in Italia con una scorta d’onore speciale: due eurofighter da combattimento. 

   

ANSA