
“Se tu stai parlando di un atto che fino all’altro ieri è stato considerato fondativo della Repubblica italiana tutti, compreso il Movimento sociale italiano, avevano un atto di rispetto nei confronti di Ventotene che era sempre pluricitata tu irrompi contro, di fronte a questa trasgressione io, che sono non violento, avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, facendomi espellere“. Lo ha detto l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ospite ieri sera della trasmissione ‘In altre parole’ su La7, parlando delle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene.
“Bisogna segnalare ha aggiunto che un limite è stato oltrepassato. Siccome sono un parlamentare eletto dal popolo, devo comunicare al popolo che così non si può fare in Parlamento nella Repubblica italiana. E allora faccio un atto per cui mi condanno poi, ma intanto ti tiro un libro, che magari anche ti serve“.
La reazione di FdI non si è fatta attendere. “La sinistra in questa settimana sta mostrando il suo volto peggiore dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami Mercoledì l’indegna gazzarra contro il presidente del Consiglio in Aula a Montecitorio per aver letto e raccontato a tutti quella che è la vera natura, antidemocratica ed antiliberale, del Manifesto di Ventotene. Ieri Romano Prodi, il quale infastidito da una domanda sul Manifesto di Ventotene, che inveisce ed aggredisce una giornalista; ed infine Fausto Bertinotti che, sempre riguardo il Manifesto di Ventotene, in una trasmissione arriva addirittura a dire che avrebbe lanciato ‘un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio’. Siamo davvero preoccupati per questi atteggiamenti, che rischiano di avvelenare il clima politico, peraltro già reso delicato come mostrano le continue aggressioni, minacce e intimidazioni di cui sono oggetto esponenti del centrodestra e in particolare Fratelli d’Italia e la stessa Giorgia Meloni. Mi auguro che dopo queste ennesime dichiarazioni finalmente da sinistra arrivino parole chiare di condanna e di censura”.