“Una soluzione diplomatica è ancora possibile”: il G7, su impulso della presidenza italiana, intensifica il coordinamento per tentare di spegnere la polveriera in Medio Oriente. Il punto di partenza è la “ferma condanna dell’attacco iraniano a Israele”, ha spiegato Palazzo Chigi al termine della riunione d’urgenza convocata da Giorgia Meloni con i leader dei Paesi partner. Allo stesso tempo, è il messaggio rivolto anche allo Stato ebraico, bisogna insistere per un cessate il fuoco a Gaza e per normalizzare il confine con il Libano. Un Paese a cui Roma guarda con attenzione anche per la sicurezza dei connazionali e del personale militare di Unifil.
Riguardo ai civili, il governo ha invitato tutti a partire e se la situazione peggiorasse ha pronto un piano per le evacuazioni. I Caschi Blu, al contrario, restano al loro posto, ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma all’Onu è stato chiesto di “rendere più efficace il mandato” della missione, alla luce del deterioramento della situazione sul terreno. L’annunciata risposta di Israele all’attacco missilistico di Teheran, che potrebbe scattare già nei prossimi giorni con un’azione dura contro obiettivi strategici in territorio iraniano, moltiplica i rischi di un conflitto su scala regionale. E’ questo scenario che la diplomazia occidentale vuole evitare. Il G7, riunito in videoconferenza dalla premier italiana, ha concordato “di lavorare congiuntamente per favorire una riduzione delle tensioni, a partire dall’applicazione della risoluzione 2735 a Gaza e della risoluzione 1701 per la stabilizzazione del confine israelo-libanese”.
Il fronte nord si è ulteriormente surriscaldato dopo l’inizio delle incursioni di terra dell’esercito israeliano per smantellare la rete di Hezbollah. In questo quadro l’Italia, ha spiegato Meloni, ha “invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere in considerazione un rafforzamento del mandato della missione Unifil”. Un messaggio che l’ambasciatore Maurizio Massari ha portato al Palazzo di Vetro durante una riunione straordinaria dell’organismo Onu. Nel contingente di interposizione lungo la Linea Blu sono impiegati un migliaio di soldati italiani, e Roma ritiene che l’Onu debba ricalibrare l’operatività dei Caschi Blu per rafforzare la loro sicurezza e garantire al meglio la protezione dei civili israeliani e libanesi, ed il ritorno nelle loro case.
Secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto, bisogna consentire a Unifil di “esercitare una reale deterrenza all’uso della forza, contemplando la possibilità di operare anche autonomamente, senza le forze libanesi”. Anche senza la modifica delle regole, comunque, i Caschi Blu manterranno la posizione, “nonostante la richiesta israeliana di una loro ricollocazione”, ha fatto sapere il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Lo stesso vale per i militari italiani, ha chiarito Tajani di fronte ad alcune indiscrezioni giornalistiche che indicavano una riflessione in corso da parte del governo. Tanto più che piani di evacuazione o spostamento vanno valutati con una consultazione tra tutti i Paesi che partecipano alla missione. Diversa invece la situazione dei civili italiani in Libano. Nel Paese dei Cedri ci sono circa 3.200 connazionali, la maggior parte residenti con doppia cittadinanza. La Farnesina ha attivato un sistema di monitoraggio e contatto attraverso l’unità di crisi e l’ambasciata a Beirut, ma da tempo tutti sono stati invitati a lasciare il Paese, ha ricordato Tajani in un’audizione alle Camere. Aggiungendo che si lavora “per venire incontro alle loro richieste attraverso un aumento dei collegamenti, inclusi voli charter, e altre modalità che si stanno esaminando insieme al ministero della Difesa”. Per il momento è stato attivato un charter con prezzi regolari (quelli delle compagnie aeree sono schizzati), ed in generale l’appello a utilizzare i voli commerciali vale fino a quando l’aeroporto di Beirut resterà aperto. In ogni caso, il governo ha pronto un piano per le evacuazioni. Ma la questione sicurezza per i civili occidentali adesso riguarda anche l’Iran. Germania e Francia hanno chiesto ai connazionali di lasciare il Paese. Non è escluso, a questo punto, che anche l’Italia decida di adottare lo stesso avviso.
ANSA