(Adnkronos) “I sauditi possono creare uno Stato palestinese in Arabia Saudita, hanno tanta terra lì da loro”. E’ quanto ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un’intervista a Channel 14, aggiungendo, in risposta a chi gli ricordava che Riad pone come condizione della normalizzazione dei rapporti con i Israele la creazione di uno Stato palestinese, che non farà mai “un accordo che metta in pericolo lo Stato di Israele”.
“Uno Stato palestinese, dopo il 7 ottobre? Lo sapete che cosa significa questo? C’era uno Stato palestinese, si chiamava Gaza, guidato da Hamas. E guardate cosa abbiamo ottenuto: il più grande massacro dai tempi dell’Olocausto”, ha aggiunto il premier, intervistato a Washington, dove nei giorni scorsi Donald Trump ha annunciato di lavorare ad un piano per il controllo da parte degli Usa di Gaza svuotata dai palestinesi.
A proposito del piano, Netanyahu in un video girato nel suo hotel e citato dal Times of Israel ha ribadito che “vale la pena ascoltare attentamente” la proposta del presidente statunitense di trasferire i palestinesi dalla Striscia di Gaza.
Trump, dice il primo ministro israeliano, “ha lanciato la sua idea su Gaza, e penso che valga la pena ascoltare attentamente questa idea, che è la prima idea originale che è stata presentata da anni”. I leader Repubblicani e Democratici del Congresso aggiunge poi sono tutti d’accordo su due cose: l’Iran non deve avere armi nucleari e “Hamas deve essere eliminato. Non può essere presente a Gaza”.
Hamas ha annunciato i nomi dei tre ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia che saranno liberati domani. Secondo il portavoce della fazione palestinese Abu Obaida, si tratta di Eli Sharabi, Or Levi e Ohad Ben Ami. Secondo Hamas, la lista con i nomi dei tre ostaggi è stata trasmessa a Israele attraverso i Paesi mediatori.
Hamas ha poi accusato Israele di impedire l’ingresso nella Striscia di Gaza di mezzi per la sgombero delle macerie, mezzi che la fazione palestinese ritiene necessari per estrarre i corpi degli ostaggi israeliani. “Impedire l’ingresso di mezzi pesanti e attrezzature necessari per rimuovere 55 milioni di tonnellate di detriti influenzerà senza dubbio la capacità della resistenza di estrarre (gli ostaggi, ndr) morti”, ha affermato Salama Marouf, portavoce di Hamas nell’enclave palestinese.
Vanno avanti intanto i colloqui sul cessate il fuoco e Israele invierà domani a Doha una delegazione di basso livello, che includerà funzionari del Mossad e dello Shin Bet . Lo riferiscono i media israeliani, precisando che la delegazione non discuterà dell’attuazione della seconda fase dell’accordo, ma si focalizzerà sull’applicazione della prima fase.
Solitamente è il capo del Mossad, David Barnea, a guidare le delegazioni israeliane impegnate nei colloqui indiretti con Hamas in Qatar. La scelta di inviare solo dei funzionari, fa notare Al-Araby Al-Jadeed quotidiano pubblicato a Londra e ritenuto vicino alle autorità qatarine potrebbe indicare la volontà del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di rinviare l’attuazione della seconda fase dell’intesa.
I commenti fatti da Netanyahu a Washington questa settimana hanno aperto il dibattito sulla volontà di Israele di rispettare tutti i termini e le condizioni dell’accordo di cessate il fuoco dal momento che il primo ministro ha suggerito di “estendere la prima fase dell’accordo”. Un altro funzionario israeliano ha chiarito che “se Hamas non accetta di non controllare più Gaza, Israele non si ritirerà dal corridoio Filadelfia”.