Nessun coinvolgimento del ministero della Giustizia né della Polizia penitenziaria sulla vicenda Paragon. Le parole del guardasigilli Nordio al question time della Camera tornano a spostare sull’intelligence l’asse dell’attenzione riguardo la vicenda dello spyware, con il quale sarebbe stato sorvegliato il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato e l’attivista di Mediterranea saving humans, Luca Casarini.
“Posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap o dalle dipendenti direzioni generali di Gruppo operativo mobile e Nucleo investigativo centrale con nessuna società privata spiega il Guardasigilli ai deputati . Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Mai è stato stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo. Nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria”.
Parole che tentano di mettere una pietra definitiva su tutta la bufera politica scatenata in questi giorni dall’opposizione. Martedì, il sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, aveva specificato che “già lo scorso 12 febbraio” il ministro Luca Ciriani aveva “fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili” e “ogni altro aspetto” legato a quelle vicende “deve intendersi classificato”: e, in quanto tale, essere affrontato solo in sede Copasir.
L’opposizione, insoddisfatta, non cede: “con quel software, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato, sono stati spiati giornalisti e attivisti italiani. È preciso dovere del governo fare chiarezza su chi e per quale motivo spiava, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento”, sostiene la leader del Pd, Elly Schlein.
La stessa domanda dei dem alla Camera per il question time ha creato irritazione nella maggioranza, non essendo stata modificata come inizialmente richiesto dal ministero. Le parole del Guardasigilli non bastano a chiudere la questione anche per il numero uno di Italia Viva, Matto Renzi, il quale prendendo atto della sottolineatura di Nordio sul fatto che le attività di intercettazione sono sempre delegate dall’autorità giudiziaria ha già annunciato la richiesta di “accesso agli atti sulle spese per intercettazione di tutte le Procure della Repubblica”.
Intanto l’attivista Luca Casarini, uno degli spiati, fa sapere attraverso la sua ong che “nel febbraio 2024, quindi molti mesi prima dell’individuazione del warm Graphite (il software di Paragon), una entità non ancora identificata ha operato un attacco software di tipo sofisticato, con tentativo di forzatura di suoi account”: questo elemento sarebbe emerso da un’analisi condotta da The Citizen Lab, un team di ricerca all’università di Toronto.
E ora i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno incontrato in diverse occasioni Casarini, chiedono al governo se, tramite quel trojan, siano stati a loro volta spiati. Sul caso sono scese in campo anche la Federazione nazionale della stampa italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti, presentando una denuncia contro ignoti alla procura di Roma allo scopo di fare chiarezza: “Siamo di fronte a fatti che non solo violano il codice penale ma la stessa Costituzione: la stampa è libera”, ricorda la segreteria generale Fnsi, Alessandra Costante. “È un atto straordinario di cui percepiamo la gravità, ma non era più possibile attendere oltre: se il governo non chiarisce a questo punto non possiamo che rivolgerci alla magistratura”, aggiunge il presidente dell’Odg Carlo Bartoli.
ANSA