Screenshot, conversazioni con la sorella, foto di famiglia e con gli amici. La procura di Roma ha depositato nuovi atti relativi all’identità del presunto killer di Fabrizio Piscitelli, noto come ‘Diabolik’, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti. Lo scorso settembre il pm Mario Palazzi in aula chiedendo l’acquisizione agli atti del processo della risposta alla rogatoria delle autorità argentine aveva spiegato che “Raul Esteban Calderon non esiste, il nome che ha speso è falso, utilizzato evidentemente in Italia per la sua attività criminosa” e che gli accertamenti fatti avevano portato a scoprire che “in realtà si chiamerebbe Gustavo Alejandro Musumeci”. Ora nuovi elementi arrivano dal deposito da parte della procura relativo al contenuto delle copie forensi di due telefoni entrambi sequestrati in occasione dell’arresto dell’imputato.
In particolare dall’analisi sui dispositivi è stata individuata una chat WhatsApp intercorsa con il contatto registrato sul telefono con il nome “Hermana” (sorella ndr.) in cui è stata inviata una foto e, come riportato nella nota della polizia giudiziaria, dalla consultazione di fonti aperte è stato individuato un profilo social sulla piattaforma Facebook nel quale sono presenti fotografie ritraenti l’utilizzatrice del profilo: confrontando le immagini presenti sul profilo social con la fotografia, inviata nella chat Whatsapp del telefono si riscontrerebbe, secondo gli investigatori, una chiara somiglianza tra le persone ritratte.
A supporto anche gli auguri di ‘buon compleanno’, il giorno 30 aprile, data corrispondente al giorno di nascita di Gustavo Alejandro Musumeci, ricevuti sul telefono sequestrato all’imputato. Tra i dati è stata individuata anche una chat con alcune foto che lo ritraggono in giovane età e alcuni documenti giudiziari in lingua spagnola riguardanti Musumeci.
Il 4 marzo 2021, l’interlocutore chiamato ‘Chato’ invia poi la foto di un documento con il messaggio: “tiene una captura vigente”,”Hai una cattura in atto”. Nella stessa annotazione viene riportato anche come in una conversazione intercettata in lingua spagnola parlando con la madre diceva di essere “Gustavo” e la donna gli chiedeva dei figli con i nomi corrispondenti a quelli dei figli di Calderon, a processo davanti alla Terza Corte di Assise di Roma per le accuse di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi.