Operaio morto un anno fa nel Palermitano, i familiari ‘Aspettiamo ancora la verità’

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“Proviamo tanta rabbia perché tutti sanno come sono andate le cose, è tutto scritto, ma ancora non abbiamo giustizia”. Parla così Massimo Cirincione, il fratello di Mario Cirincione, l’operaio edile di 49 anni morto un anno fa durante i lavori di riqualificazione di un fabbricato a Campofelice di Roccella, nel Palermitano. L’uomo è stato schiacciato da un muro di cinta che gli è caduto addosso e domani la Fillea Cgil Palermo lo ricorderà portando una corona di fiori sul luogo della tragedia. Nel pomeriggio, alle 18, si terrà la messa di suffragio nella chiesa di San Michele Arcangelo, a Lascari.

“Mio fratello era nello scavo e mentre lavorava al muro di cinta, l’escavatore gliel’ha buttato addosso continua il fratello che vive in Germania e lavora anche lui nel settore edile L’operaio che guidava la macchina era in nero. I testimoni, i colleghi, che hanno visto tutto, devono essere ancora sentiti. Chiediamo che la verità emerga, perché è lì davanti a tutti, inutile girarci intorno. Non chiediamo giustizia per ottenere un indennizzo, vorremmo mio fratello vivo se si potesse tornare indietro, ma perché i responsabili non restino impuniti. I lavori nel casolare erano abusivi, non c’era rispetto della sicurezza, e sia il datore di lavoro che il proprietario dell’escavatore e il proprietario del lotto lo sanno. Prima dell’ambulanza è stato chiamato il principale. Mia cognata non si perde un’udienza. Abbiamo piena fiducia nella magistratura”.

“Per risparmiare 1.500 euro, hanno fatto morire mio fratello prosegue In Germania la ditta non sarebbe entrata in cantiere. Si sa da noi come funziona: o ti mangi la minestra o ti butti dalla finestra. Dobbiamo far arrivare la nostra voce: nel 2025 non si può ancora morire sul lavoro“. “A distanza di un anno, non si hanno ancora risposte su di chi sia la responsabilità di quanto è accaduto aggiunge il segretario generale Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo Per noi continua il percorso di vicinanza a tutte le famiglie che hanno perso un loro caro sul luogo di lavoro. E anche grazie alla costituzione del comitato dei parenti delle vittime, che si sta definendo in associazione, continueremo a rivendicare quanto già da anni chiediamo: maggiori controlli e maggiore sicurezza sul lavoro”.