Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) procede a ritmi sbalorditivi, ma forse solo nelle dichiarazioni ufficiali. Secondo l’ultima relazione semestrale presentata dal ministro Raffaele Fitto, con la partecipazione della premier Giorgia Meloni, l’Italia si conferma campione mondiale nell’assegnazione dei fondi: l’85% è già stato distribuito. Peccato che, nel frattempo, siano stati effettivamente spesi solo 9,4 miliardi su 51,3 miliardi previsti. Sembra proprio che questi soldi abbiano deciso di prendersi una vacanza prolungata.
La magia dei numeri: 85% assegnato, ma il 18% speso
A fronte di quasi 51,3 miliardi previsti, ne sono stati spesi 9,4. Qualcuno potrebbe pensare che qualcosa non funzioni, ma evidentemente tutto va a gonfie vele. Assegnare l’85% dei fondi è un dato che rassicura, nonostante quei fondi preferiscano restare sulla carta. Certo, formalmente è tutto a posto: sono stati lanciati appalti, firmati contratti e fatte promesse. Però, nell’attesa che i progetti diventino realtà, possiamo goderci il comfort di sapere che i fondi sono stati assegnati. Un capolavoro di burocrazia.
Inclusione e sanità: due settori che amano prendere tempo
Il capitolo sull’inclusione ci regala una vera sorpresa. Solo il 10% dei fondi è stato effettivamente speso. Ma forse è giusto così: che fretta c’è di migliorare i pagamenti digitali o garantire servizi accessibili a tutti? Nel frattempo, i cittadini possono continuare a fare la fila in banca o aspettare mesi per un appuntamento medico. Passiamo alla sanità, che con il suo 12% di spesa reale sembra decisamente all’altezza della situazione. In fondo, la pandemia è ormai passata e i sistemi sanitari non hanno bisogno di interventi urgenti, giusto?
Digitalizzazione: l’eccezione che conferma la regola
La digitalizzazione, invece, sembra essere l’unica parte del Pnrr che si sta muovendo davvero. Certo, è facile fare progressi quando si parla di mettere qualche cavo in più o sviluppare piattaforme online. Ma almeno in questo caso possiamo dire che qualcosa funziona. Forse perché la digitalizzazione è l’unico settore dove non ci si può perdere tra troppi tavoli tecnici e iter burocratici interminabili. Anche qui, però, meglio non farsi troppe illusioni: il futuro è digitale, sì, ma non si sa bene quando arriverà.
Luci e ombre (ma più ombre)
Mentre alcuni celebrano l’assegnazione dell’85% dei fondi come una grande vittoria, altri guardano con una certa apprensione ai ritardi evidenti. Certo, è bello sapere che il denaro è stato promesso, ma sarebbe ancora meglio vederlo effettivamente speso. Forse, però, è questo il segreto del successo del Pnrr: far durare il più possibile la fase della promessa, senza il rischio di rovinare tutto con la realtà.
Conclusioni ottimistiche (per chi ci crede)
Il Pnrr procede a gonfie vele, soprattutto se non si guarda troppo da vicino. I fondi ci sono, ma restano saldamente parcheggiati, forse in attesa di momenti più opportuni. Nel frattempo, la sanità, l’inclusione e altri settori strategici possono continuare a gestire la loro lenta decadenza. Ma non preoccupatevi: a parole, tutto sta andando alla perfezione.
di Pasquale Aiello – Presidente dell’ ENTD – Ente Nazionale per la Trasformazione Digitale