Salvini spinge sulle Regionali, Meloni non ha fretta

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   All’ordine del giorno c’era il percorso verso l’Autonomia differenziata di Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. Ma a un certo punto del vertice con Giorgia Meloni e gli altri leader del centrodestra, raccontano varie fonti, Matteo Salvini ha provato ad aprire una parentesi sulle Regionali e il discorso non è decollato.

C’è ancora stallo, soprattutto sul Veneto, con un braccio di ferro in corso fra FdI e Lega sulla scelta di chi dovrà indicare il candidato della coalizione, e quindi il discorso è rinviato. Almeno di una settimana, sempre che non prevalga l’idea di aspettare il risultato delle elezioni nelle Marche, dove il meloniano Francesco Acquaroli insegue il bis contro il dem Matteo Ricci.

    I leader saranno insieme ad Ancona mercoledì prossimo, e il 21 settembre la Lega si riunirà a Pontida. Chi spinge per chiudere il prima possibile è Salvini, alle prese nel partito con le fibrillazioni di chi mal digerisce le mosse di Roberto Vannacci (in polemica con il generale si è dimesso il direttivo della Lega a Viareggio). Il leader leghista da giorni è decisamente uscito allo scoperto indicando il suo vice Alberto Stefani come profilo ideale a raccogliere l’eredità di Luca Zaia. Una strategia confermata dalle sue parole sulla Campania, dove si continua a ragionare da tempo sugli stessi nomi, Edmondo Cirielli (FdI), Mara Carfagna (Nm), e le opzioni civiche, Giosy Romano o il rettore Matteo Lorito.

    “Mi auguro che il centrodestra scelga in fretta, anche perché la Lega non ha preteso alcun candidato. Noi siamo pronti da tempo, abbiamo le liste pronte in tutte le province”, ha osservato Salvini all’inaugurazione dei lavori della diga di Campolattaro, in provincia di Benevento, prima di recarsi a Roma per il vertice. Da cui però non è arrivata alcuna accelerazione.

    Sull’Autonomia differenziata si va avanti verso le intese con le Regioni, viene assicurato. Sui candidati ancora no, confermano varie fonti al termine della riunione, durata oltre un’ora, e preceduta da una visita a Palazzo Chigi del ministro Francesco Lollobrigida e di Giovanni Donzelli, due fedelissimi della premier. “Non abbiamo parlato di Regionali perché l’argomento dell’incontro era un altro”, assicura il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, confermando che ci sarà più avanti un nuovo vertice. “Non c’è fretta”, spiega un parlamentare di centrodestra al corrente del clima della riunione a Palazzo Chigi, “ognuno ha le sue rivendicazioni ma poi il gioco lo comanda lei. E lei fretta non ne ha”. Lei è ovviamente Meloni.

    Nessuno apertamente ammette ragionamenti su questo scenario, ma se Acquaroli dovesse perdere, considerando che in pochi credono all’exploit di Alessandro Tomasi in Toscana, il partito della premier si troverebbe a non avere un governatore vincente in questa tornata autunnale di Regionali. A meno di poter esprimere il candidato in Veneto. Da qui potrebbe nascere l’idea di attendere, se non fino all’esito della sfida nelle Marche (28 e 29 settembre) almeno ancora un po’.    

ANSA