
Minimizzare, guardare avanti, concentrarsi sulla prossima sfida che, per la Lega, è soprattutto quella del Veneto. Il giorno dopo la debacle in Toscana si registra un sostanziale silenzio tra le file leghiste, fatta eccezione per il diretto interessato, Roberto Vannacci, preso di mira dai partiti del campo largo per l’effetto “al contrario” che ha avuto sulla performance del partito di Matteo Salvini alle ultime regionali.
Un motivo di “lusinga”, taglia corto lui, visto che “mi riconoscono nel loro primo nemico”. Ma a mezza bocca c’è chi tira un sospiro di sollievo per il fatto che il generale non abbia un ruolo anche nella campagna elettorale nella terra del Doge.
Tra i pochi a esporsi in una analisi del voto il segretario lombardo, Massimiliano Romeo, che senza citare il generale si limita ad osservare che “va bene il contributo di chi può dare un valore aggiunto, ma se si perde l’identità, il territorio e la militanza non ci si può meravigliare del calo di fiducia”.
Vannacci però non accenna ad autocritiche, anzi rilancia: “Chi non ha votato poi non si lamenti”, dice tranchant, assicurando che il calo dei consensi non è che “un punto di partenza” e aggiungendo che “noi non perdiamo mai, o vinciamo o impariamo”. Nessuna intenzione, insomma, di arretrare: “Chi pensa che io mi fermi non mi conosce, chi pensa che mi scoraggi sbaglia”. Ora anzi si va avanti “ancora più determinati”.
Alberto Stefani, il candidato a succedere a Luca Zaia, intanto sta preparando l’apertura della sua corsa a Palazzo Balbi. Accanto a lui sul palco, oltre a Matteo Salvini (e al sindaco di Treviso Mario Conte), prenderà la parola anche il governatore uscente, arrivato alle battute finali dei suoi 15 anni consecutivi alla guida del Veneto. Tutti si aspettano che finalmente annunci cosa farà, almeno in un futuro prossimo. E sul territorio i leghisti sono convinti che sarà il capolista in tutte le circoscrizioni, che declinerà così quel suo “farò in modo di organizzarmi per rappresentare al meglio i veneti”, che si era prestato alle interpretazioni più varie.
A Padova si attendono circa 2000 persone, Gran Teatro Geox pieno per la partenza di una campagna che sarà cortissima. E oltre alla conta dei presenti si farà anche quella degli assenti, visto che sono attesi “rappresentanti della coalizione di centrodestra” ma i big locali hanno già detto di avere altri impegni dopo la lunga e complicata gestazione per la scelta del candidato, conteso tra le rivendicazioni di continuità del buongoverno dei leghisti e i numeri del consenso registrato da Fratelli d’Italia alle politiche e pure alle europee, soprattutto in Regione.
Competizione in cui anche Forza Italia vuole dire la sua, soprattutto in vista della formazione della prossima giunta (la sanità sarebbe la delega a cui puntano gli azzurri). L’esito del voto, infatti, è dato da tutto il centrodestra per scontato. E Fi che “cresce e si consolida come secondo partito del centrodestra”, come ha ribadito anche Antonio Tajani parlando proprio dei risultati in Toscana, ora chiede “maggiore attenzione sui tavoli dei dossier aperti dal governo”, puntualizza il portavoce azzurro Raffaele Nevi.
ANSA