Venezia e la sua laguna si trovano di fronte a prospettive allarmanti riguardo al’innalzamento del livello del mare. Uno studio multidisciplinare condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con enti italiani e stranieri, ha analizzato le più recenti proiezioni climatiche dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e i dati geodetici disponibili per stimare l’estensione delle aree a rischio di inondazione nei prossimi decenni.
“L’indagine è stata condotta con lo scopo di fornire informazioni sulla prossima evoluzione dell’innalzamento del livello del mare nella Laguna di Venezia per comprendere come questo possa influenzare una delle città più iconiche al mondo“, afferma, Marco Anzidei, primo autore della ricerca dell’INGV.

La ricerca, pubblicata sulla rivista ‘Remote Sensing‘, ipotizza scenari critici per l’intera laguna. Il MoSE, il sistema di barriere mobili progettato per proteggere Venezia dalle acque alte, attualmente tarato per un dislivello massimo di 3 metri tra mare aperto e laguna e un livello medio del mare di 60 cm nel 2100, potrebbe essere superato dall’innalzamento del livello marino verso la fine del secolo.
Lo studio ha combinato dati geodetici (GNSS e SAR), serie temporali del livello del mare (ISPRA e Centro Maree di Venezia) e dati topografici ad alta risoluzione (CO.RI.LA e MASE) per valutare l’impatto delle variazioni del livello marino sulle coste e sulle isole della laguna fino al 2150.
“Per stimare gli effetti dell’aumento del livello del mare nella Laguna di Venezia entro il 2150, lo studio ha adottato un approccio multidisciplinare basato su differenti tipologie di dati, tra i quali quelli geodetici provenienti dalle reti di stazioni Global Navigation Satellite System, note come GNSS, i dati satellitari Synthetic Aperture Radar SAR (che insieme alle stazioni GNSS consente di misurare i movimenti del suolo con precisione millimetrica), le serie temporali del livello del mare raccolte dalla rete di mareografi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia e i dati topografici ad alta risoluzione messi a disposizione dal CO.RI.LA e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)“, spiegano Marco Anzidei e Cristiano Tolomei, ricercatori dell’INGV.

“I risultati indicano che nel peggiore dei casi il livello del mare del 2150 potrebbe aumentare fino a 3,47 metri sopra il riferimento della stazione mareografica di Punta della Salute, situata nel Canale della Giudecca, in caso di eventi estremi di alta marea, simili a quelli avvenuti nel 1966 e più recentemente nel 2019. Il territorio potenzialmente sommerso entro il 2150, inoltre, raggiungerebbe i 139 km², con un’estensione che potrebbe arrivare a 226 km² (pari al 64% dell’area investigata) in caso di queste acque alte eccezionali. I dati evidenziano che senza ulteriori interventi specifici Venezia sarà maggiormente esposta a fenomeni di inondazione, con un impatto significativo sulla popolazione e sul patrimonio storico“, aggiungono Tommaso Alberti e Daniele Trippanera, ricercatori dell’INGV.Le analisi hanno permesso di proiettare i livelli del mare attesi e di elaborare mappe dettagliate dei possibili scenari di inondazione per il 2050, il 2100 e il 2150, in assenza di ulteriori sistemi di protezione. Nel peggiore dei casi, il livello del mare nel 2150 potrebbe aumentare fino a 3,47 metri sopra il riferimento della stazione mareografica di Punta della Salute, in concomitanza con eventi estremi di alta marea simili a quelli del 1966 e del 2019. Il territorio potenzialmente sommerso entro il 2150 raggiungerebbe i 139 km², con un’estensione che potrebbe arrivare a 226 km² in caso di acque alte eccezionali.
“Gli scenari delineati suggeriscono che è necessario intraprendere prima possibile degli aggiornamenti alla pianificazione territoriale e ai piani di rischio da parte dei decisori politici e degli enti locali, con azioni concrete per proteggere Venezia e la sua laguna. Solo attraverso una gestione responsabile e consapevole, sarà possibile preservare la città, la sua popolazione e un patrimonio culturale unico al mondo dalle conseguenze dell’innalzamento del livello del mare atteso nei prossimi decenni” conclude Marco Anzidei.
Lo studio evidenzia come l’aumento del livello del mare nella laguna sia un fenomeno storico, amplificato oggi dagli effetti del cambiamento climatico e dalla continua subsidenza del suolo, che in alcune aree raggiunge valori fino a 7 mm all’anno. Le zone più basse della laguna risultano quindi maggiormente esposte al rischio di allagamento, con implicazioni critiche per infrastrutture costiere e attività economiche.
Crediti immagini Marco Anzidei