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\n “Uno degli argomenti di cui parliamo spesso all’interno della rete Inf-Act \u00e8 quello della cosiddetta malattia X<\/span>, cio\u00e8 l’incognita che potrebbe svilupparsi da un giorno all’altro e causare una situazione di emergenza. E oggi ci\u00f2 che attraverso la rete siamo sicuramente in grado di fare \u00e8 laddove si dovesse sviluppare una situazione di emergenza circoscritta applicare gli ultimi trend dal punto di vista della diagnostica e della caratterizzazione, per cui sicuramente saremmo in grado di isolare e identificare il patogeno e trasmettere l’informazione a tutti gli enti di competenza, con una prontezza che supera quella che avevamo nel 2019-2020″, ai tempi di Sars-CoV-2. Federico Forneris, presidente della Fondazione Inf-Act<\/span> e prorettore alla Ricerca dell’universit\u00e0 di Pavia, ente capofila del progetto, ha una visione positiva.\n<\/p>\n

Oggi, spiega all’Adnkronos Salute, possiamo essere “pi\u00f9 forti di prima” di fronte a un’eventuale minaccia. “Perch\u00e9 su tutto questo argomenta abbiamo lavorato tanto. All’interno della rete Inf-Act saremmo in grado di fare dei modelli predittivi quasi istantanei del possibile livello di diffusione” di un patogeno “in determinate circostanze, quindi tenendo in conto il fattore ambientale, il momento dell’anno, la situazione in cui si \u00e8 sviluppato il focolaio, le modalit\u00e0 con cui il determinato patogeno si diffonde, e cos\u00ec via. Per cui su questo siamo molto pi\u00f9 forti di prima”, assicura tirando le somme di un progetto durato 3 anni, che ha catalizzato le energie di centinaia di scienziati e gli investimenti arrivati da un’opportunit\u00e0 “unica e irripetibile” come \u00e8 stato il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. <\/p>\n

\n Sulle sfide poste dalle malattie infettive emergenti gli esperti si confronteranno a Napoli, da oggi 3 aprile a sabato 5, in occasione della ‘Inf-Act Conference 2025’<\/span>. Mentre nel mondo si parla della possibile minaccia rappresentata dall’influenza aviaria, Forneris precisa che “non sappiamo” quale sar\u00e0 la prossima emergenza. “Confrontandomi con i colleghi che si occupano in maniera pi\u00f9 diretta proprio del monitoraggio delle infezioni emergenti, alla domanda su cosa dovrebbe preoccuparci risponderei cos\u00ec. Nel senso che le minacce emergenti sono qualcosa di molto difficile da prevedere. Ci\u00f2 che Inf-Act fa \u00e8 monitorare in maniera estremamente accurata gli scenari che si vengono a creare, a volte anche da un giorno all’altro”. Alcuni esempi su cui la rete ha operato, “soprattutto in termini di diagnostica innovativa e rapida, fanno riferimento per esempio ai focolai di echovirus 11 (E11)<\/span>“, enterovirus che \u00e8 stato collegato ad alcuni decessi di neonati in Europa nel 2023. E poi c’\u00e8 stato il lavoro su Oropouche.\n<\/p>\n

\n Il virus Oropouche <\/span>“\u00e8 stato immediatamente monitorato e soprattutto caratterizzato da molti dei ricercatori all’interno della rete ricorda Forneris Abbiamo avuto una linea di intervento piuttosto importante sui casi di febbre da questo virus che si sono sviluppati l’anno scorso”, casi importati da Paesi come Brasile o Cuba, che si trovano in area epidemica. “Questi casi sono stati tra l’altro individuati inizialmente proprio da ricercatori dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che fanno parte della rete. La pubblicazione relativa all’isolamento e all’individuazione dei casi di Oropouche \u00e8 una pubblicazione Inf-Act”.\n<\/p>\n

\n Si parla di “qualcosa che magari fino al giorno prima l’opinione pubblica neanche conosceva e che, di punto in bianco, grazie proprio all’expertise che abbiamo all’interno della rete, \u00e8 stato identificato in pochissimo tempo, caratterizzato. Sono state anche definite a livello di organizzazione eventuali linee di intervento da applicare. E’ la potenza di questo tipo di rete”, rimarca l’esperto. Nell’ultimo periodo, per\u00f2, sotto i riflettori c’\u00e8 l’aviaria<\/span> per via dell’aumento dei casi di H5N1 registrati nei mammiferi, dalle mucche da latte Usa ai gatti fino ad alcuni casi nell’uomo. “Ecco evidenzia Forneris l’influenza<\/span> in generale \u00e8 uno degli argomenti su cui abbiamo costruito anche una parte degli obiettivi di progetto, rappresenta per la rete uno dei ‘proof of principle’: trattandosi di un’infezione con carattere stagionale, di natura virale, che presenta un’elevata variabilit\u00e0, di anno in anno, a volte in particolare legata appunto a fenomeni zoonotici come il caso dell’aviaria, viene da una parte vigilata e dall’altra caratterizzata all’interno di Inf-Act da parte di chi si occupa di sviluppo di strategie terapeutiche”.\n<\/p>\n

\n “Noi continua il presidente della Fondazione Inf-Act abbiamo tutto un distretto composto principalmente da chimici, biologi e ricercatori dell’ambito accademico, del distretto Cnr e affini, che hanno messo in piedi una pipeline per individuare, caratterizzare e quindi elaborare, speriamo entro la conclusione del progetto”, prevista a fine anno, “quella che pu\u00f2 essere la definizione di nuove molecole che nel prossimo futuro possono diventare antivirali efficaci. E’ una sfida nella sfida, proprio perch\u00e9 occorre essere in grado di bloccare un’emergenza caratterizzata da componenti di elevatissima variabilit\u00e0. Come \u00e8 stato per esempio il Covid<\/span>, dove le varianti hanno rappresentato l’elemento di attenzione principale”.\n<\/p>\n

Quanto a un’ipotetica malattia X, “l’auspicio ovviamente resta sempre quello che, se non si dovesse verificare, sarebbe meglio per tutti premette Forneris La statistica per\u00f2 ci dice che prima o poi succeder\u00e0 nuovamente e dovremo stare molto pi\u00f9 attenti. Ma ora questa attenzione, anche grazie agli sforzi multidisciplinari fatti come mai prima d’ora, siamo in grado di metterla in campo. La rete ha queste capacit\u00e0”. Quando la dovr\u00e0 usare per la malattia X “nessuno lo sa, non abbiamo la sfera di cristallo sorride l’esperto E’ relativamente pi\u00f9 semplice comprendere come potrebbe diffondersi una determinata situazione dopo l’innesco, ma prima non \u00e8 possibile”. <\/p>\n

Cosa \u00e8 cambiato nel panorama delle malattie infettive in questi anni? “Da una parte la pandemia ci ha insegnato che l’attenzione su queste cose non deve essere tenuta soltanto a livello di reparti specializzati degli ospedali, ma deve essere applicata a tutti i livelli. Ci ha insegnato a prestare molta pi\u00f9 attenzione anche a livello di popolazione generale ragiona Forneris E poi c’\u00e8 l’evoluzione tecnologica. Stiamo vivendo una fase in cui la combinazione di metodi predittivi, anche basati sull’intelligenza artificiale, e di tecnologie all’avanguardia negli ultimi 4-5 anni ha cambiato il mondo. Per esempio, nella ricerca sulla biologia molecolare”, queste nuove possibilit\u00e0 “applicate ai patogeni chiaramente rivoluzionano le conoscenze che abbiamo a disposizione e ci permettono di fare un passo in pi\u00f9 nella comprensione di come un determinato agente infettivo pu\u00f2 risultare ostile a noi, ma anche agli animali o all’ambiente”. <\/p>\n

\n Il mantra \u00e8 “One Health<\/span>. Perch\u00e9 un conto \u00e8 riuscire a intervenire su una malattia nel momento in cui un patogeno ha colpito un essere umano, un conto \u00e8 vedere dove, come e quanto si sta diffondendo quel determinato agente patogeno prima di arrivare all’uomo. Noi in Inf-Act questo lo stiamo facendo, abbiamo coinvolto le migliori teste nazionali che si occupano proprio di questi ambiti. Abbiamo tutta la rete degli Istituti zooprofilattici sperimentali, abbiamo persone che studiano l’inquinamento delle acque e la diffusione di eventuali patogeni anche in contesti” sottovalutati. “Abbiamo un numero molto significativo di ricercatori, sia nel settore pubblico che nel privato, che si occupano di vettori zanzare, zecche, flebotomi <\/span> insetti che nel nostro Paese rappresentano una delle forme principali di diffusione di infezioni. I casi di Dengue<\/span> che sentiamo sempre pi\u00f9 spesso menzionare in estate hanno portato l’attenzione a un livello molto pi\u00f9 alto”. Una parola che potrebbe fare la differenza nel futuro della lotta alle malattie infettive emergenti? Forneris non ha dubbi: “Interazione \u00e8 la chiave di tutto<\/span>. Nel momento in cui il medico individua il caso, nel momento in cui chi fa indagini nel bosco individua l’animale malato, nel momento in cui chi monitora le acque ha riscontrato la presenza di un rischio, interviene comunicando alla rete intera la presenza di quel rischio e la rete agisce di conseguenza”. (di Lucia Scopelliti<\/span>)\n<\/p>\n

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