Amanda Knox e il processo per calunnia a Lumumba: “Non volevo accusare il mio amico Patrick”

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(Adnkronos) E’ il giorno della sentenza per Amanda Knox, oggi in udienza davanti alla Corte d’assise d’appello di Firenze, imputata con l’accusa di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba nell’ambito della vicenda giudiziaria per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia la sera del 1º novembre 2007. Knox è arrivata in Italia appositamente dagli Stati Uniti per partecipare all’udienza. La 36enne cittadina americana abita infatti a Seattle, dove si è sposata ed è madre di due figli piccoli.  

Knox, che all’arrivo non ha parlato con i giornalisti, è presente in aula con il marito Christopher Robinson. Assente, invece, la parte offesa: Patrick Lumumba è rimasto in Polonia, dove vive con la moglie polacca e lavora. “Patrick avrebbe voluto essere presente ma gli impegni lavorativi non gli hanno permesso di venire in Italia”, ha detto all’Adnkronos il suo difensore, l’avvocato Carlo Pacelli. 

 

Rilasciando dichiarazioni spontanee, Amanda ha spiegato alla corte che “non avrei mai testimoniato contro Patrick, come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l’assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro, ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente. Chiedo umilmente alla Corte di dichiararmi innocente”.  

“Patrick mi ha insegnato a parlare l’italiano, si è preso cura di me ha detto la 36enne cittadina americana Prima dell’arresto, mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non essere stata così forte di resistere alle pressioni polizia e che lui ne abbia sofferto”. “Ero una ragazza di 20 anni spaventata, ingannata, maltrattata dalla polizia. Il 5 novembre 2007 è stata la notte peggiore della mia vita. Pochi giorni prima la mia amica Meredith era stata uccisa nella casa che condividevamo. Ero scioccata, era un momento di crisi esistenziale terribile ha continuato Amanda Knox La polizia mi ha interrogata per ore in una lingua che non conoscevo. Sii rifiutavano di credermi, mi davano della bugiarda, ma io ero solo terrorizzata. Non capivo perché mi trattavano in questo modo, minacciandomi di farmi avere una condanna a 30 anni se non ricordavo ogni dettaglio. Un poliziotto mi ha dato uno scappellotto in testa dicendomi: ‘ricorda’”.  

 

La Corte d’assise d’appello è chiamata a stabilire se Knox sia responsabile di calunnia nei confronti Lumumba, dopo che la Cassazione ha annullato la condanna a tre anni rinviando il procedimento per valutare la configurabilità del reato in relazione solo al memoriale scritto dall’ex studentessa americana in questura a Perugia nelle fasi del suo arresto (venne poi definitivamente assolta per il delitto al quale si è sempre proclamata estranea). 

Nella precedente udienza del 10 aprile il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la conferma della condanna a tre anni, comunque già scontata con i quasi quattro anni passati in carcere prima di essere assolta in appello. Secondo i suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati, Amanda Knox è invece “una vittima” della “violazione dei suoi diritti di difesa” e del “processo mediatico” e quindi va assolta.  

Amanda Knox è stata già assolta in via definitiva, insieme a Raffaele Sollecito, per l’assassinio della studentessa inglese avvenuto a Perugia la sera del 1º novembre 2007. Pochi giorni dopo il delitto, in un memoriale Knox indicò agli inquirenti Lumumba, all’epoca suo datore di lavoro in un pub perugino, come il presunto autore del delitto. Nella precedente udienza del 10 aprile, il procuratore generale Ettore Squillace ha chiesto di confermare la condanna a 3 anni di reclusione. Secondo il procuratore generale, Knox sarebbe stata “consapevole dell’innocenza di Lumumba” e “consapevole di fare agli inquirenti il nome di una persona che non c’entrava nulla con l’omicidio”.  

Per l’omicidio della studentessa inglese l’unico condannato a 16 anni in rito abbreviato è stato Rudy Guede. Patrick Lumumba, invece, venne definitivamente scagionato dopo aver trascorso in carcere 14 giorni. 

Vietate intanto le riprese audio e video durante l’udienza di oggi, rende noto il presidente della Corte d’appello, Alessandro Nencini.  

“Non sono autorizzate riprese audio o video del processo relativo ad Amanda Knox sia all’interno dell’aula di udienza che nelle altre parti comuni del Palazzo di Giustizia di Firenze, ad eccezione della sola area della navata centrale del Palazzo stesso”, spiega un comunicato.  

“Viste le numerose richieste di autorizzazione alle riprese televisive, sentita la presidente del Collegio, Anna Maria Sacco”, il presidente della Corte Nencini precisa che “le richieste non possono essere accolte per la necessità di non pregiudicare il sereno svolgimento dell’udienza e della decisione”. La polizia giudiziaria in servizio ordinario nel Palazzo di Giustizia assicurerà “la stretta vigilanza all’aula d’udienza e agli accessi ai blocchi dell’edificio, al fine di scongiurare riprese video o audio non autorizzate”.