“Arrendermi? Mai. Io non mollo”. Matteo Salvini rilancia all’indomani della requisitoria in cui la Procura di Palermo ha chiesto la sua condanna a 6 anni per il caso Open Arms. Aggiorna la sua biografia ‘Controvento’ con tredici pagine intitolate “Processo a un italiano”, per raccontare la sua versione di quello che considera un processo politico. Lo stesso pensa il centrodestra intero, incluso il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Ho fiducia piena nella giustizia, ma penso che spesso la pubblica accusa, in processi come questo, fa prevalere la tesi che vuole affidare al pm il compito di interpretazione estensiva delle norme”.
Nel suo breve instant book Salvini elenca tredici vicende di navi di ong rimaste in mare, “che non risulta abbiano fatto scattare qualche procura”. E si dice “certo che a Palermo i giudici saranno certamente più equilibrati della collega Apostolico”, la giudice di Catania finita nella bufera un anno fa per non aver convalidato il trattenimento di alcuni migranti nel Centro di permanenza di Pozzallo.
Concetti che diventeranno una costante nella mobilitazione lanciata dalla Lega da qui alla sentenza. Sarà definita nel Consiglio federale convocato d’urgenza dal segretario per lunedì pomeriggio: “Un unico punto all’ordine del giorno: iniziative della Lega per difendere la Democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche”. Si sta decidendo lo slogan, sui social leghisti già dilaga l’hashtag #iostoconsalvini. Si prepara una raccolta firme a sostegno del leader, con gazebo nelle piazze nei prossimi due fine settimana. Difficile ancora prevedere che impatto possa avere una eventuale condanna sul governo. Di certo Salvini si prepara a una campagna d’autunno che passa per Pontida e il delicato congresso regionale in Lombardia, prima di quello federale che è previsto entro fine anno ma potrebbe slittare. “Dipende da quando fanno quello lombardo”, conferma un leghista di primo piano.
Intanto attorno al vicepremier ha fatto quadrato il governo. A partire da Meloni, che si prepara a incontrare il primo ministro britannico Keir Starmer, “interessato” alla sua strategia di gestione dei migranti con i centri in Albania. “Processo politico” sono due parole costanti nei commenti del resto del centrodestra, all’attacco contro quelle toghe che, è la tesi, vanno oltre il codice di procedura penale. Lo dice chiaramente anche il presidente del Senato: “La giustizia secondo loro dovrebbe interpretare le norme e correggere. Ma non tocca alla magistratura correggere le norme, anche quando fossero sbagliate: può solo applicare la legge”. L’esponente di FdI, dal palco di una festa di partito in Emilia Romagna, dà anche un’interpretazione autentica delle parole di Giorgia Meloni, che ha definito l’accusa a Salvini “un precedente gravissimo”. “La premier precisa attacca i pm, non i giudici: non è una questione di lana caprina. Questo fa venire in mente che c’è una discussione aperta sulla separazione delle carriere”.
Un intervento che si unisce agli attacchi “gravi” denunciati dall’Anm verso i pubblici ministeri, “insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di governo”. Sullo sfondo c’è anche la riforma per la separazione delle carriere, un disegno di legge costituzionale varato a maggio dal Consiglio dei ministri e ora in commissione Affari costituzionali alla Camera, la stessa che esamina il premierato.
“Non vedo velocità particolari”, nota La Russa e senza la “pre-condizione” che “non è uno scontro politica-magistratura”, è convinto, la riforma “diventa impossibile”. Il clima è tutt’altro che disteso. “L’attacco del governo alla magistratura è fuori posto. Non è opportuno commentare processi in corso, ma soprattutto è molto grave l’uso da parte del governo della Rai”, dice la segretaria del Pd Elly Schlein. Secondo Angelo Bonelli (Avs) l’intervento di Meloni su Open Arms “apre un conflitto costituzionale”. Il M5s considera il videomessaggio di Salvini “sovversivo come l’assalto a Capitol Hill” (M5s). E Riccardo Magi (+Europa) definisce premier e vicepremier “gli Orban alla amatriciana”.
ANSA